
Ascoltare in modo nuovo e scegliere le parole giuste da dire al momento giusto per migliorare la comunicazione. Ecco come cambiare il modo di interagire con un malato di Alzheimer per ottenere un rapporto e un clima migliori.
Fatica e stanchezza, difficoltà a esprimersi e ancora di più a comprendere i nostri cari affetti da Alzheimer. Chi si prende cura di una persona affetta da forma di demenza si scontra ogni giorno con molti problemi, sfide e, spesso, momenti di scoraggiamento. Ma seguendo alcuni piccoli consigli si può cambiare il modo di interagire con i nostri malati ottenendo beneficio per entrambi.
Come trasformare il modo di interagire con un malato di Alzheimer
- Anche quando le capacità comunicative del nostro caro diminuiscono, l’anziano deve poter continuare a parlare. Le sue parole, anche se confuse, le frasi, anche se interrotte, sono un segno di vita e di volontà a interagire con noi. Per quanto difficili da intendere le loro parole hanno sempre un senso, sta a noi, che ci prendiamo cura di loro, cercarlo e capirlo. Il nostro sforzo, da solo, basterà a dare fiducia al malato che si sentirà tranquillo e sicuro nel continuare a parlare con noi. Lo stesso accade per noi, quando non ci sentiamo capiti, ci chiudiamo e perdiamo la voglia di comunicare e confrontarci, viceversa se chi abbiamo davanti dimostra attenzione e impegno nel cercare di capirci, automaticamente saremo ben disposti ad aprirci.
- Gli scambi di parole devono servire a costruire una convivenza felice e serena, anche se non sempre saranno comprensibili.
- Il nostro obiettivo è restituire agli anziani smemorati e disorientati la loro dignità, distinguendo tra l’io sano e l’io malato, accettando che si può vivere e convivere nonostante i deficit cognitivi.
Utilizzare ed esercitare la capacità residua di conversazione aiuta a migliorare il rapporto del malato di Alzheimer non solo con noi, ma anche con l’ambiente circostante, limitando il disagio sociale, riducendo effetti come senso di inadeguatezza e abbandono, frustrazione e rabbia. Mantenere attivo il canale della comunicazione verbale, indipendentemente dal suo livello di efficienza nel veicolare contenuti immediatamente comprensibili, crea una relazione positiva di riconoscimento, in quanto l’anziano sente di essere considerato una persona con cui vale la pena passare del tempo e interagire.
Al contrario se un anziano non viene ascoltato si innesca in automatico un senso di disorientamento e di frustrazione molto difficili per lui o lei da gestire. Ed è proprio in questo momento che l’io sano, come strumento di difesa, interviene e cercando di tutelarli da ulteriori sensazioni sgradevoli li fa chiudere in se stessi, rinunciando a parlare e isolandosi.
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