
L’aspettativa di vita varia da soggetto a soggetto, in media le persone vivono tra gli 8 e i 14 anni. Importanti sono anche le condizioni di salute di partenza e la qualità delle cure ricevute
Quanto dura il morbo di Alzheimer? Quanto si può convivere con questa forma di demenza? Dare una risposta univoca a questa domanda è complesso e sono diverse le considerazioni che vanno fatte. Occorre innanzitutto ricordare che purtroppo l’Alzheimer è una malattia per la quale al momento non è stata trovata una cura e che il morbo rappresenta una demenza neurodegenerativa inesorabilmente progressiva.
Quanto si vive con il morbo di Alzheimer?
Alzheimer: aspettativa di vita con il morbo
Prevedere l’aspettativa di vita di un paziente colpito è difficile: l’evoluzione della malattia varia da un soggetto all’altro e, come spesso accade anche per altre patologie, un ruolo rilevante è giocato anche dalle condizioni di salute di partenza e dall’età della persona. La malattia può accompagnare il soggetto affetto per un periodo che può andare dagli 8 sino ai 20 anni, ma in media ci si attesta sugli 8 e i 14 anni. È difficile fare una stima precisa anche perché gli esordi della malattia sono lenti, non lampanti, e la diagnosi può essere spesso tardiva. Il decorso della malattia è inoltre influenzato dalle cure prestate sia dal personale sanitario sia dai familiari che assistono quotidianamente il malato.
Le tre fasi della malattia
La malattia ha un decorso caratterizzato da tre fasi principali. Nello stadio iniziale il morbo emerge colpendo la memoria e rendendo difficoltoso ricordare fatti recenti. Il paziente è inoltre colpito da disorientamento e fatica a seguire percorsi che gli erano noti. Anche l’apprendimento risulta difficoltoso, mentre in questa fase disturbi del linguaggio e delle funzioni attentivo-esecutive sono assenti o embrionali. Il malato può sviluppare ansia e risultare meno socievole.
Nello stadio intermedio si acuiscono le problematicità emerse in quello iniziale, con ripercussioni che intaccano il normale svolgimento della vita quotidiana: i soggetti affetti possono per esempio avere difficoltà a vestirsi o a utilizzare oggetti comuni, non sono più in grado di uscire da soli e devono essere accompagnati. Le difficoltà a ricordare riguardano anche episodi più lontani o conoscenze acquisite, inoltre la persona può faticare a riconoscere i volti, anche di persone appartenenti alla famiglia. Comprensione e ragionamento si fanno complessi. Il soggetto può mostrarsi più apatico, irritabile e anche aggressivo.
Nell’ultimo stadio i sintomi peggiorano ulteriormente, i malati hanno bisogno di assistenza continua e sono costretti a letto. Difficoltà motorie, crisi epilettiche, problemi di incontinenza caratterizzano la fase finale della malattia, oltre a una grave compromissione delle funzioni intellettive. La capacità di parola è ridotta alla ripetizione di singole parole, suoni, gemiti, alternativamente si può manifestare mutismo. L’avanzare della malattia porta con sé un deterioramento del sistema immunitario e la perdita di peso. I malati sono maggiormente esposti a infezioni di gola e polmoni e proprio la polmonite è la più diffusa causa di morte.