
Uno dei primi sintomi e più frequenti della malattia di Alzheimer è la ripetizione di domande. Nonostante questo possa darci fastidio, dobbiamo tenere presente che è soprattutto frustrante per le persone ammalate e dobbiamo quindi porci in maniera gentile di fronte a questa che potrebbe sembrare una semplice insistenza.
È spesso una dei primi segnali di cui ci accorgiamo quando un nostro familiare o amico stretto si ammala di Alzheimer: le domande ripetitive. Ancora prima della perdita di memoria, che a volte possiamo scambiare per smemoratezza, subito ci rendiamo conto, forse anche perché un po’ infastiditi dalla cosa, delle continue ripetizioni, spesso in forma di quesiti. Il morbo di Alzheimer e le altre forme di demenza causano infatti problemi di memoria a breve termine che hanno spesso come sintomi comportamenti ripetitivi, come appunto la ripetizione della stessa domanda.
Quando qualcuno continua a ripeterci la stessa domanda, potremmo pensare che sia un modo per attirare la nostra attenzione, per provocare una reazione, specialmente se l’argomento in questione è qualcosa di cui si è già parlato in precedenza e magari in maniera “polemica”. In realtà la cosa si tratta quasi sicuramente di una dimenticanza e potrebbe indicare preoccupazione. È inutile quindi rispondere infastiditi o sottolineando il fatto che la domanda è già stata posta, dobbiamo rassicurare la persona, anche se è stressante e fastidioso.
Alzheimer e domande ripetitive: come affrontarle
Nonostante possa essere sfiancante sentirsi ripetere la stessa domanda decine di volte, dovremmo cercare di rispondere sempre. Si può provare, se il nostro malato è ancora in grado di leggere, a scrivere la risposta su un foglio da lasciare in vista. Questo può essere fatto, per esempio, quando la domanda riguarda qualcosa di pratico, come la posizione di un oggetto, la data o qualcos’altro di simile. In ogni caso ricordiamoci sempre che la ripetizione è un indicatore di ansia e insicurezza, quindi non è detto che la risposta in sé sia utile per calmare il nostro caro. Ecco perché è importante dare sicurezza: la sintonizzazione emotiva è fondamentale quando ci si prende cura di una persona malata di Alzheimer. Se durante tutta la nostra vita sentirci capiti è la cosa che più riesce a calmarci, è facile capire come sia possa tranquillizzare una persona affetta da demenza il sentirsi accettati, visti e accolti.
A volte, tuttavia, è necessario ignorare le domande. Con qualcuno potrebbe non funzionare, ma con altre persone invece non avere di fronte qualcuno a cui rivolgersi, potrebbe calmare, non sentendo più l’urgenza di avere una risposta o una rassicurazione. Certamente è una cosa da valutare e da provare, non potendo sapere come reagirà il nostro malato.