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Gli arredi come terapie non farmacologiche per l’Alzheimer

By Ottobre 19, 2018Alzheimer
alzheimer e arredi

(Ri)costruire un nuovo equilibrio relazionale, migliorare la qualità della vita del paziente e del caregiver: queste sono gli obiettivi – e anche i risultati – delle terapie non farmacologiche per l’Alzheimer. Generali Arredamenti, unica azienda italiana certificata per la progettazione multi sensoriale e terapeutica, si occupa da anni di questo.

Se la ricerca scientifica è in stallo, è vero che esistono altri metodi per prendersi cura del malato. Creare empatia, abbassare il livello di ansia, facilitare la comunicazione e diminuire il senso di smarrimento. Purtroppo l’Alzheimer non si può curare, fermare o far regredire, quello che si può fare è migliorare le condizioni di vita dei pazienti.

Tra le terapie più efficaci – e che si possono applicare sia in strutture RSA sia in casa – c’è quella relativa agli arredi. Adattare gli ambienti domestici alle necessità del malato di Alzheimer con piccoli accorgimenti su luci, colori e arredi può fare la differenza. L’uso di colori caldi, la presenza di specchi e l’eccessivo numero di oggetti e decorazioni possono causare agitazione. Meglio ridurre al minimo l’arredamento, celare le vie d’uscita, camuffandole con fotografie o tende.

C’è chi sull’efficacia di queste terapie ci ha scommesso davvero. Generali Arredamenti è un’azienda italiana – che esiste da 30 anni – che studia gli approcci terapeutici, farmacologici e non farmacologici riguardo al mondo delle demenze. A oggi è l’unica italiana ad avere la certificazione per la progettazione multi sensoriale e terapeutica.

“Ci siamo accorti che nel mondo anglosassone erano già state sviluppate tante soluzioni di questo tipo, mentre in italia ancora no” a parlare è Marcello Barbafiera, ad di Generali Arredamenti che ha allestito il nuovo nucleo Alzheimer dell’RSA Ippocrate di Milano. “Abbiamo pensato di ricreare uno spazio che non fosse legato all’estetica come facciamo di solito, ma più all’idea della memoria a lungo termine che è quella emozionale e che rimane anche nelle persone affette da demenza. D’altronde la nostra missione in questo caso non è fare design, ma riprodurre spaccati di vita”.

Così il nucleo è stato pensato come un quartiere di città con fermate dell’autobus e botteghe lungo la via e le porte delle stanze degli ospiti riproducono i portoncini delle case, così da dare l’idea al malato di entrare nella sua abitazione e non in un luogo sconosciuto e anonimo. “Le poche energie e le poche doti cognitive rimaste a disposizione dei malati – continua Barbafiera – sono usate per vincere lo stato di paura del perdersi, del non sapere dove ci si trova e dove bisogna andare. Con queste soluzioni lo smarrimento diminuisce e quelle energie possono essere usate per fare altro”.

Le sperimentazioni di Generali Arredamenti sono avviate da 3 anni in giro per l’Italia, ma la prima applicazione completa è quella nell’RSA Ippocrate di Korian, a Milano. Da queste prime sperimentazioni verranno raccolti dei dati per capire cosa ancora manca, quali sono le cose che funzionano e quali no.

“Non si può generalizzare: le terapie non farmacologiche devono essere personalizzate. Il segreto è l’uomo, è metterlo al centro e creare luoghi di vita dove ognuno dei malati possa sviluppare le sue abitudini e instaurare relazioni con facilità. Noi non curiamo nessuno, noi ci prendiamo cura della dignità dell’uomo. L’anima nasce vecchia e diventa giovane e affascinante con l’esperienza. Noi dobbiamo puntare a questa parte interiore delle persone”.

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