
Le demenze non colpiscono solo le persone, ma travolgono anche chi vive con loro e se ne prendono cura. In questa situazione di emergenza sanitaria legata alla pandemia da Coronavirus è ancora più difficile gestire la malattia, soprattutto quando compaiono cambiamenti sintomatologici. Ecco che un soggiorno breve con controlli clinici, verifica delle terapie e possibilità di eseguire la vaccinazione anti-covid, può essere una valida soluzione.
In questo difficile periodo che stiamo attraversando di emergenza sanitaria, fragili tra i più fragili sono le persone affette da demenza. Più dell’80% dei decessi per Covid-19 riguarda infatti persone con più di 70 anni e quasi in 1 caso su 6 le vittime erano affette da una forma di demenza.
Chi conosce la malattia può facilmente capirne i motivi. Innanzitutto, le demenze sono sempre più diffuse, si stima infatti che in Italia ne sia colpito 1 milione e 200.000 persone. In secondo luogo chi ne è affetto non è in grado di tollerare l’uso di dispositivi di protezione individuale né di comprenderli; infine, nella maggioranza dei casi, soprattutto nelle fasi avanzate della malattia, i nostri cari non hanno modo di comunicare i propri disagi e quindi, se i sintomi non sono evidenti, la diagnosi viene fatta troppo tardi.
La situazione diventa ancora più complicata se l’Alzheimer o un’altra forma di demenza compare o si complica in questo periodo: questa malattia, di cui ancora si sa e si parla troppo poco, stravolge la vita non solo di chi ne è affetto, ma di tutto il suo ecosistema e cioè di chi ci convive e se ne prende cura. L’Alzheimer non è solo perdita di memoria, come molto spesso si crede, ma comporta un decadimento cognitivo progressivo che piano piano comporta sintomi differenti con implicazioni psichiche, fisiche e anche comportamentali.
Chiedere aiuto si può: il ruolo delle RSA
Di fronte ai cambiamenti “improvvisi” dei nostri cari è facile trovarsi in grossa difficoltà. È importante imparare a chiedere aiuto e ancora di più a rivolgersi a un medico o uno specialista per farsi aiutare nella gestione della malattia. Se le forme di demenza colpiscono circa un milione e 200 mila Italiani, si calcola che siano 3 milioni in totale le persone coinvolte, includendo i caregiver, la cui vita è fortemente condizionata dalla presenza di una persona affetta da demenza. Che si decida di tenere il nostro malato in casa o di chiedere aiuto, affidandolo a una RSA, dovremo in ogni modo imparare a gestire la persona affetta da decadimento cognitivo. Se decidessimo di gestirlo nella propria abitazione, dovremmo anche adattarla alle sue esigenze, rendendo l’ambiente sicuro e protetto.
Per fare questo, una soluzione, molto utile in questo periodo complesso per la sanità, è affidarsi temporaneamente a una struttura specializzata. Un soggiorno temporaneo in RSA permette di accedere a un check-up clinico, in totale sicurezza e ad altri controlli, come anche alla valutazione, verifica ed eventuale aggiornamento di una terapia farmacologica e non farmacologica. Nel frattempo, noi caregiver avremmo l’opportunità di ricevere una formazione su misura insieme a soluzioni pratiche per la gestione a casa di una persona affetta da demenza.
Korian, con un’esperienza ventennale nella sperimentazione delle terapie non farmacologiche, ha pensato a un pacchetto specifico per rispondere a questa esigenza. L’offerta prevede un soggiorno breve in cui verranno fatti: check-up clinico, verifica e aggiornamento della terapia, accompagnamento alla malattia con supporto psicologico, formazione del caregiver nel periodo in cui il malato è in struttura, adattamento della casa prima del rientro a domicilio secondo le terapie non farmacologiche, tampone e vaccino.