
Alla diagnosi di Alzheimer le persone vicine a quella malata possono negare la realtà. Questa è la prima delle 5 fasi che i caregiver attraversano. Conoscerle può aiutarle ad affrontarle più pacificamente
Quando abbiamo a che fare con un grande, ma spiacevole evento, soprattutto legato alla nostra salute, si attivano dei meccanismi molto simili in noi. Questo succede anche tra chi vive vicino o insieme a una persona malata di Alzheimer. L’abbiamo detto tante volte, questa forma di demenza è una malattia che ha conseguenze non solo su chi ne è affetto, ma anche sulle persone che gravitano nel suo universo, i cosiddetti caregiver, che se ne prendono cura ogni giorno.
Si possono stabilire 5 fasi che chi vive un grande cambiamento nella vita deve attraversare: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione. Ovviamente il percorso di ogni persona è diverso e alle volte da una fase si può anche “tornare indietro” verso una fase precedente. Ecco allora perché è importante imparare a conoscerle e riconoscerle, così da saper leggere e interpretare meglio le nostre sensazioni e reazioni e agire in maniera attenta.
Le cinque fasi che attraversano i caregiver
Negazione
Negare la malattia di Alzheimer non vuol dire solo tenere nascosta la malattia agli estranei, ma può anche voler dire non accorgersi o meglio non guardare i campanelli d’allarme. Significa ignorare i cambiamenti nella persona malata. Altre volte succede che non riusciamo a usare la parola Alzheimer perché è semplicemente troppo dolorosa con tutto quello che si porta dietro… e che non conosciamo (e che quindi fa ancora più paura).
Rabbia
Una volta che non si può più fare a meno di vedere i cambiamenti e che la malattia è stata diagnosticata, potremmo reagire con rabbia o manifestando altre emozioni di disagio. La rabbia potrebbe addirittura rivolgersi contro la persona malata, con conseguenze sul suo umore e sulla nostra relazione. Essere capaci di riconoscere la ragione della nostra rabbia è il primo passo per riuscire a mitigarla.
Contrattazione
Possiamo definire così quella fase in cui noi caregiver cerchiamo di accettare la malattia, ma solo un po’. Quella in cui cerchiamo di convincerci che il nostro sarà un caso meno grave di quello che sentiamo in giro, in cui pensiamo che arriverà presto la scienza a salvarci con una medicina miracolosa.
Depressione
A questo punto è molto facile cadere nello sconforto, vedendo che le cose non vanno come avevamo immaginato. Qualsiasi cambiamento comporta anche delle perdite e tutte le perdite comportano sofferenza. L’Alzheimer è una perdita perchénon riconosciamo più il nostro caro, ma molte volte non ci concediamo di soffrire. Invece soffrire è fondamentale: tenendo tutto dentro le nostre emozioni si manifesteranno in altri modi, con rabbia e stress, per esempio. Bisogna riconoscere la depressione e agire per non rimanere bloccati nella tristezza e nell’infelicità. Se ci accorgiamo di essere depressi, dobbiamo assolutamente rivolgerci a un medico.
Accettazione
A un certo punto, dopo le altre fasi, arriveremo al vero momento dell’accettazione. Ne parleremo con il nostro caro se è ancora in grado di farlo, in una fase iniziale, e ne parleremo anche con i nostri amici o con altre persone. Accettare non significa rassegnarsi e dobbiamo sempre continuare a sperare che un giorno si troverà una cura per l’Alzheimer, solo non possiamo vivere convinti che essa sia dietro la porta. Accettare vuol dire combattere per vivere al meglio la propria vita e far vivere al meglio i nostri malati.