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Come relazionarsi con una persona malata di Alzheimer

By Giugno 5, 2020Alzheimer
Relazionarsi con una persona malata di Alzheimer

Relazionarsi con una persona affetta d’Alzheimer è complesso, soprattutto nelle fasi avanzate della malattia, quando vengono meno le capacità comunicative (verbali) del malato e a causa dei disturbi psichici e comportamentali conseguenti alla demenza. 

 

Come comportarsi? Cosa fare? Queste sono le domande più frequenti che si pone chi si prende cura di un malato, soprattutto in casa. Certi comportamenti sembrano davvero inspiegabili e “senza senso”; molto spesso, poi, quando viene meno la capacità comunicativa attraverso le parole, è davvero difficile interpretare i bisogni dei nostri cari. Dobbiamo ricordare sempre che non esiste un solo tipo di comunicazione e cioè quella verbale, possiamo comunicare anche attraverso i gesti, il tono di voce e le espressioni del nostro volto.

Abbiamo già parlato dell’approccio capacitante, una modalità di rapportarsi con i malati di Alzheimer che si basa sul riconoscimento delle competenze elementari dell’interlocutore e che ha come scopo il raggiungimento di una convivenza sufficientemente felice e soddisfacente. 

Ecco allora un breve vademecum per imparare a relazionarsi correttamente con un malato di Alzheimer.

  • Manteniamo la calma sempre, soprattutto quando il nostro caro mostra tensione, stress o nervosismo.
  • Parliamo lentamente, con un tono di voce basso e calmo per facilitare la comprensione di quello che stiamo dicendo. Anche se non afferra il significato di ogni singola parola, capirà che siamo persone di cui si può fidare. Per stimolare una conversazione non bisogna insistere con domande incalzanti, è meglio pronunciare una frase e aspettare la reazione del malato.
  • Cercare un contatto fisico aiuta ulteriormente a creare un senso di sicurezza e a percepire l’affetto che proviamo nei suoi confronti.
  • Mettersi alla stessa altezza del malato quando gli si parla e di fronte.
  • Non avere fretta: dobbiamo imparare a rispettare i suoi tempi. Dobbiamo essere disponibili e favorire un atteggiamento attivo da parte loro, lasciandolo autonomo dove e come può.
  • Non innervosirsi e non dare ordini. Anche quando fanno qualcosa di sbagliato o pericoloso non dobbiamo sgridare i nostri malati, ma cercare di correggerli o semplicemente distrarli, portando la loro attenzione su qualcos’altro.

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