
Per anni i nuclei Alzheimer di case di cura e RSA sono stati pensati come reparti per malati terminali invece spesso i pazienti ricoverati vivono per molti anni dal giorno del ricovero. Oggi finalmente sta avvenendo una rivoluzione nel modo di pensare e di disporre gli arredi.
“I nuclei Alzheimer – spiega Giusy Carrubba, psicologa e psicoterapeuta del gruppo Korian – devono essere pensati come posti dove si vive una vita diversa e dove si muovono persone con bisogni differenti dettati dal corso dell’Alzheimer. Quindi dobbiamo creare ambienti il più accoglienti, funzionali e sicuri possibili”.
Gli spazi dei nuovi reparti Alzheimer, cercano di migliorare la modalità di relazionarsi delle persone, tra malati ma anche tra malato e operatore o familiare. E soprattutto cercano di ridurre i disturbi del comportamento che troppo spesso ancora derivano dalla presenza negli ambienti di stimoli
eccessivi o sbagliati. “Il wandering, per esempio – prosegue Carrubba – può essere favorito dalla presenza di corridoi lunghi, stretti e poco illuminati che disorientano il malato e gli impediscono di riconoscere la propria stanza”. Per evitare ciò si possono allora introdurre degli elementi che aiutino a migliorare l’orientamento e che stimolino – in maniera corretta – le funzioni dei pazienti.
“Se per esempio si personalizzano le porte delle stanze con elementi specifici per ogni persona, sarà più facile il riconoscimento della propria stanza. Bisogna lavorare sulla memoria emozionale dei malati, ciò che rimane in loro non è il ricordo, ma l’emozione legata a esso” dice Carrubba.
In Korian si sta lavorando su questo. E anche sull’apatia, un altro grave disturbo per i malati di Alzheimer che spesso viene trascurato. I pazienti apatici invece devono essere stimolati adeguatamente, in base ai loro bisogni e ai loro caratteri e gusti. Di aiuto è il progetto Alois messo in atto nelle strutture Korian per aiutare gli operatori: si tratta di linee guida per tutti i nuclei Alzheimer, che dovranno poi essere studiate e adattate struttura per struttura, in base a caratteristiche culturali, regionali e personali dei singoli ospiti.
“I nuclei Alzheimer non devono essere ‘belli’, ma funzionali.
Un esempio è il nucleo dell’RSA Ippocrate di Milano, di recente completamente rinnovato… Devono aiutare le persone a orientarsi, farli sentire protetti e sicuri: devono essere ambienti armoniosi. Ciò aiuta non solo i pazienti ricoverati, ma anche gli operatori a lavorare meglio” conclude Carrubba.