
Per mantenere il più possibile indipendenti i nostri malati di Alzheimer e mantenerne le facoltà residue, ma anche per abbassare i livelli di stress, bisogna far svolgere attività. Ma noi che ce ne occupiamo, come dobbiamo comportarci?
Una persona affetta da Alzheimer o altre forme di demenza non deve rinunciare alle attività che ama. Non a tutte e non subito: finché i nostri cari sono in grado di svolgere alcune azioni da soli, dovremmo lasciarli fare. Alcune volte dovremo forse modificare qualcosa, ma in generale lasciare autonomi e indipendenti le persone è il modo migliore per garantire una buona qualità di vita, riducendo stress e altri sintomi. È quindi molto importante il nostro approccio. Ecco alcuni suggerimenti per rapportarsi nel modo giusto con i nostri malati.
- La prima cosa da sapere è che quando notiamo un calo d’attenzione o la comparsa di qualche sintomo di frustrazione, vuol dire che la persona non sta più provando piacere o appagamento. Dovremmo quindi terminare o modificare l’attività.
- Una cosa utile che possiamo fare è aiutare all’inizio dello svolgimento dell’attività. La maggior parte delle persone affette da demenza ha ancora energie e desiderio di fare qualcosa, ma spesso gli manca la capacità di organizzare, pianificare, avviare e completare il compito con successo.
- Durante lo svolgimento dell’attività, possiamo offrire supporto e supervisione. Potrebbe essere necessario mostrare alla persona come eseguire l’attività e fornire passi semplici da seguire.
- L’importante è lo svolgimento, non il risultato. L’utilità dello svolgere un’attività è passare del tempo insieme e far sentire i nostri cari utili e ancora in grado di arrangiarsi.
- Non insistiamo: se una persona ci dice che non vuole fare una cosa, non dobbiamo forzare, anche perché molto spesso non lo fa per paura o perché davvero non è in grado.
- Se la persona malata insiste nel svolgere un’attività in modo diverso da quello “corretto”, non correggiamolo.
- Per aiutare possiamo suddividere le attività in pochi e semplici passi, in modo che la persona possa concentrarsi su un piccolo compito alla volta. Tutte le informazioni insieme creerebbero solo confusione.
- Cerchiamo di essere presenti durante le parti più difficili. Se state cucinando e la persona non riesce a misurare gli ingredienti, per esempio, potremmo dire: “Potresti mescolare al mio posto?” così da finire noi con le misure.
- In generale rivolgersi con richieste d’aiuto è un buon modo di approcciarsi alle persone malate di Alzheimer.
- Cerchiamo di essere più espliciti possibili: con una persona malata di Alzheimer, il sottointeso non funziona.
- Le attività artistiche possono essere molto efficaci con i malati di demenza: dipingere, disegnare, suonare qualche strumento sono azioni che possono calmare le persone.
- Il modo più efficace per coinvolgere una persona è parlargli, rivolgendoci sempre con il modo e il tono giusto. Anche se il nostro caro non fosse in grado di rispondere, sentire la nostra voce, vedere che ci rivolgiamo a lui può avere effetti positivi.
- Possiamo provare a sostituire un comportamento con un’attività. Per esempio una persona che continua a strofinare la mano sulla tavola della cucina, possiamo dargli un panno chiedendo di pulire il tavolo. Questo renderà il loro gesto sensato.
- Infine, a volte, semplicemente non è, come si dice, un buon momento. Se vediamo che un’attività svolta sempre volentieri invece infastidisce il nostro caro, potrebbe davvero trattarsi dell’attimo sbagliato. Meglio allora fermarsi e riprovare più tardi o un altro giorno.
In generale ricordiamoci che è importante creare una routine quotidiana quando si vive con una persona malata di Alzheimer. La ripetizione di certe attività rassicura, aiuta a scandire la giornata e aiuta anche noi caregiver.