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Caregiver e Alzheimer: quando e come chiedere aiuto?

By Novembre 15, 2019Alzheimer
caregiver

L’assistenza ai malati di Alzheimer può essere molto pesante, soprattutto quando i caregiver agiscono da soli. È importante imparare a chiedere aiuto, soprattutto quando si sente che si sta perdendo il controllo o quando non si sa più come gestire una situazione. 

 

Prendersi cura di una persona malata di Alzheimer è impegnativo. Tanto che quando si parla di persone colpite dalla malattia, si aggiungono alle statistiche – quasi sempre – le persone coinvolte nella cura dei malati. Perché questa forma di demenza ha ripercussioni anche su chi vive accanto a chi ne è affetto, soprattutto se curato in casa. Il senso di frustrazione, di stanchezza, solitudine e talvolta di rabbia, nel vedere una persona cara cambiare carattere e comportamento, sono comuni tra tutti i cosiddetti “caregiver”, ossia le persone che si prendono cura dei malati, così che a volte siano loro stessi a dover chiedere aiuto a qualcun altro per gestire il malato, la situazione, sia psicologicamente sia a livello pratico.

Bisogna imparare a riconoscere i campanelli di allarme perché possono agire a livello fisico e psicologico, alimentando o aggravando lo stress, favorendo l’insorgenza di problematiche fisiche e psicologiche come depressione e indebolimento fisico, impedendo dunque di potersi prendere cura come si dovrebbe dei propri cari.

Ecco i segnali che dovrebbero convincere un caregiver a chiedere aiuto nella cura del proprio caro:

Senso di colpa

È un sintomo che accomuna le persone che si prendono cura di una persona malata di Alzheimer e che scaturisce dalla nostra impotenza di fronte a questa malattia. A lungo andare, il senso di colpa, si unisce con un senso di rabbia e di rifiuto. Il senso di colpa può emergere anche quando, scontrandosi con la realtà di non poter sostenere da soli l’assistenza, si comincia a riflettere sulle possibili soluzioni. È questo il momento di chiedere aiuto, affidandosi ad altri parenti, ma soprattutto consultando il dottore o rivolgendosi in un centro specialistico.

Rabbia

La rabbia in genere si manifesta subito, quando viene diagnosticata la malattia, accorgendosi di essere impotenti di fronte alla vita e non trovando un senso a quello che succede. Con il passare del tempo, non è detto che la rabbia sparisca e, anzi, può peggiorare se a essa si associa anche il senso di frustrazione. Il problema della rabbia è la persona verso la quale si riversa, quando non la si riesce più a controllare, compresi i nostri cari malati che sono già loro stessi, proprio a causa dell’Alzheimer aggressivi, smarriti o perfino arrabbiati. Essere rabbiosi può peggiorare il loro stato d’animo. Può essere utile cercare pareri e consigli da familiari, amici e gruppi di supporto e assumere il giusto atteggiamento, per esempio attraverso il metodo validation.

Solitudine

Sebbene oggi ci sia maggiore attenzione verso l’Alzheimer e nascano sempre più iniziative per chi si prende cura delle persone che ne sono affette (come i Caffè Alzheimer) ci sono ancora molti caregiver che si isolano, cercando di avere il controllo totale sul malato e per non volere gravare su altre persone. Niente di più sbagliato. Il carico emotivo e fisico è insostenibile da soli e l’isolamento rende l’assistenza sempre più gravosa. In questo caso è utile discutere di questi problemi con altri parenti e con gli operatori sanitari.

Rifiuto

All’inizio, come spesso accade con le “cattive notizie” il rifiuto è la risposta più comune alla diagnosi. Ma se questa continua, può far perdere lucidità al caregiver, impedendogli di prendere decisioni in maniera lucida.

Paura

La più naturale delle emozioni quando viene diagnosticato l’Alzheimer a uno dei nostri cari, insieme alla rabbia, è la paura. Paura di non sapere come affrontarla e gestirla. Non bisogna però farsi sopraffare perché ciò impedisce di agire nel modo migliore per i nostri cari.

L’assistenza ai malati di Alzheimer è un compito estremamente difficile: è necessario pianificarla, facendo i conti con le proprie forze e valutando a chi poter chiedere un aiuto. Può non essere facile accettare aiuti esterni, ma è l’unico modo per garantire assistenza e cure adeguate al nostro familiare.

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