
Nati in Olanda nel 1997, oggi i Cafè Alzheimer sono molto diffusi anche in Italia. I momenti di incontro con gli operatori sono uno strumento di supporto all’assistenza per le famiglie. Ma i benefici si riscontrano anche sui malati, sui quali diminuiscono i disturbi comportamentali.
L’Alzheimer non cancella la vita. Certo è una malattia molto diffusa – i malati nel mondo a oggi sono almeno 50 milioni – e grave, ma spesso di fronte a una persona affetta da questa forma di demenza ci si dimentica che alcune esperienze vitali sono ancora possibili.
Da questa consapevolezza sono nati i Cafè Alzheimer, momenti di incontro tra malati, caregiver e operatori per ridurre la solitudine – il male peggiore di molte famiglie che vivono con un malato di Alzheimer in casa. Secondo alcuni dati, infatti, un terzo delle coppie malato-caregiver vive in solitudine.
Un modello dall’Olanda
I primi Cafè Alzheimer sono nati in Olanda alla fine degli anni Novanta e oggi sono diffusi in molti Paesi, compreso il nostro dove se ne contano ormai più di cento. Ideati dallo psicogerontologo Bere Miesen, gli Alzheimer Cafè sono locali dove le persone con demenza, insieme alle loro famiglie e a operatori, si incontrano una volta al mese. Si parla, si sente la musica, si dipinge, si ascolta, ma ogni centro che offre questo servizio può adattare il format come crede.
Di solito si svolgono in residenze sanitarie assistenziali, centri diurni, spazi parrocchiali o comunali e sono organizzati da associazioni di volontariato locali o cooperative. La partecipazione in genere è gratuita, ma a volte è chiesta una quota d’iscrizione all’associazione.
Nei Cafè Alzheimer figure professionali, come formatori, assistenti sociali e psicologi, aiutano i pazienti a rimanere legati e a partecipare alla vita attraverso terapie non farmacologiche e attività ludiche, mentre i familiari, grazie al supporto psicologico di uno specialista, trovano sostegno per affrontare la fatica della malattia.
Ascolto, condivisione e supporto
Una delle preoccupazioni maggiori di chi si prende cura di un malato è l’incertezza del futuro: i Cafè Alzheimer non sono ambulatori, ma gli operatori e specialisti che incontrano i familiari danno risposte e indicano stili di vita che aiutano la gestione della malattia. Inoltre questi incontri sono momenti di condivisione importanti: di fallimenti, di vittorie e di momenti di pausa in cui staccare dalla routine quotidiana.
In attesa di trovare una risposta – farmacologica – per il futuro, i Cafè Alzheimer danno supporto nel presente. Sono momenti di formazione e informazione in cui vengono tirati fuori i problemi, condivisi e affrontati insieme.
Nei pazienti che frequentano questi incontri diminuiscono i sintomi depressivi grazie al clima e all’atmosfera sereni. Non si può parlare di guarigione, ma gli effetti positivi si riscontrano in tutti i gruppi: sui pazienti si riscontra un miglioramento dei disturbi comportamentali, mentre i familiari vengono alleggeriti del peso psicologico dell’assistenza.