
Quali sono i sintomi? E quando è il caso di rivolgersi a un medico? Queste sono solo due delle tante domande che tutti noi ci facciamo di fronte alla comparsa dell’Alzheimer. Grazie all’aiuto degli esperti di Korian, risponderemo ai quesiti più frequenti che ci poniamo noi caregiver.
Riprendendo il post pubblicato la scorsa settimana, continuano i consigli degli specialisti che lavorano nelle strutture Korian, per aiutarci a capire come dobbiamo comportarci quando compare la malattia di Alzheimer. Ecco alcune delle cose che dobbiamo sapere all’inizio per affrontare da subito al meglio il suo arrivo, per essere di supporto ai nostri cari e alleviando anche il nostro compito di caregiver.
Alzheimer: gli inizi, le domande e i dubbi più frequenti
Quando compare l’Alzheimer una delle prime cose che notiamo e che è difficile da accettare – e che si aggraverà sempre di più con il decorso della malattia – è l’incapacità della persona nello svolgere alcune azioni “semplici”, addirittura “banali” dal nostro punto di vista, dal momento che il nostro parente è sempre stata in grado di svolgerla. È normale allora reagire con un po’ di fastidio, è facile cedere al nervosismo. Chi soffre di demenza non ha completamente perso la capacità di ricezione dei feedback, anzi sappiamo che arrivano, ma non conosciamo il modo in cui vengono elaborati, pertanto potrebbe trovare incoerente un approccio verbale di un certo tipo in risposta a un suo comportamento, generando frustrazione, se non rabbia.
I pazienti affetti da demenza vanno assecondati. Spesso i dolori o le esigenze vengono espresse con formule o gesti che noi non comprendiamo, per questo è importante cercare di capire sempre cosa c’è dietro un certo comportamento. Dobbiamo provare a chiederci cosa stanno cercando di dirci.
Una delle prime preoccupazioni quando compare l’Alzheimer, ovviamente è la questione economica. Se è vero che non ci sono aiuti diretti e immediati, la prima cosa che si può fare è la richiesta di invalidità e successivamente di accompagnamento. Per molte famiglie è un calvario, perché la richiesta e soprattutto l’ottenimento ci vuole molto tempo. Lo Stato però ha istituito un Fondo per l’Alzheimer e le demenze di 5 milioni di euro per ogni anno dal 2021 al 2023. Il Fondo servirà per finanziare le linee d’azione previste dalle Regioni e Province Autonome e finanziare i loro investimenti anche per l’acquisto di macchinari per la diagnosi (ma a oggi solo 5 Regioni hanno iniziato questo percorso).
Quando notiamo qualche atteggiamento “strano”, mentale, ma anche comportamentale/motorio (per esempio, rallentamento, variazioni della postura…) la prima persona a cui dobbiamo rivolgerci è il nostro medico di famiglia. Successivamente ci possiamo rivolgere a uno specialista, in particolare a un geriatra o a un neurologo, per effettuare la diagnosi che coinvolge un’equipe di persone, compreso lo psicologo, che effettuano tutte le indagini necessarie.
Da ultimo, siccome anche il nostro cervello ha una sua resilienza, è importante sempre stimolare i neuroni che sono poi in grado di creare nuove sinapsi, nuovi contatti, rallentando così l’evoluzione della malattia. L’incidenza genetica è molto bassa (3%), la maggior parte delle volte è lo stile di vita che può aiutare a prevenire la comparsa della malattia di Alzheimer.