
Dare risposta alle domande ripetitive può risultare complesso, tra le alternative a disposizione troviamo cambiare discorso, ignorare il quesito o preparare cartelli con le informazioni richieste
“Dov’è Claudia?”. “È al lavoro”. “Mi ricordo che da piccola voleva sempre giocare a prendere il thè con le bambole”. “È vero, le piaceva molto”. “Dov’è Claudia?” “È al lavoro”. “Mi ricordo che da piccola voleva sempre giocare a prendere il thè con le bambole”. “Dov’è Claudia?” “È al lavoro”… Il morbo di Alzheimer colpisce le aree del cervello che governano la memoria, il linguaggio, la percezione e cognizione spaziale e temporale. Non è quindi purtroppo raro andare incontro a conversazioni ripetitive, caratterizzate da domande che vengono riproposte più volte nel giro di poco tempo. Affrontare situazioni di questo tipo può risultare complesso per il caregiver, che può trovarsi a provare sensazioni che vanno dalla stanchezza sino all’irritazione, quasi temendo che il malato voglia fiaccare la sua pazienza. Non è così: chi è affetto da Alzheimer dimentica di avere già posto il quesito e di avere già ricevuto la risposta e continua così a riproporlo. Inoltre, la domanda posta può essere di particolare importanza per lui e rappresentare un motivo di preoccupazione.
Alzheimer e domande ripetitive: quattro strategie per affrontarle
Principalmente possiamo adottare quattro diverse strategie per affrontare le domande ripetitive.
- In primo luogo possiamo continuare a rispondere alla domanda senza sottolineare all’altra persona che ce l’ha già posta. Per seguire questa strada occorrono molta calma e pazienza, da accompagnare con un atteggiamento rassicurante nei confronti del malato. Questi strumenti si rivelano preziosi alleati in ogni circostanza.
- Un’alternativa valida è rappresentata dalla possibilità di scrivere la risposta e appenderla in un punto visibile: al malato che si preoccupa del momento di arrivo dell’autobus per il centro diurno farà comodo potere leggere che questo passa “alle 14.30, dopo pranzo” (i malati di Alzheimer hanno difficoltà nel percepire lo scorrere del tempo, meglio fornire un riferimento come “dopo pranzo”, un’azione che possono riconoscere e che ha una durata nel tempo, piuttosto che fornire l’indicazione dell’orario preciso). Questa alternativa può essere percorsa solo con i malati che non presentano difficoltà legate alla lettura, sempre per via del decorrere della malattia.
- Un’altra opzione può essere data dalla possibilità di distrarre il malato proponendogli noi altri spunti di conversazione, che lo distolgano dalla sua domanda. Infine, è possibile provare a ignorare la domanda: questa soluzione può andare bene con alcuni soggetti, ma per altri può essere motivo di irritazione.
- Se vediamo che con il nostro caro non funziona, possiamo allora allontanarci temporaneamente dalla stanza in cui si trova e rientrare dopo un breve lasso di tempo.