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Alzheimer e diagnosi: si deve (e come) informare il malato?

By Ottobre 7, 2022Alzheimer
informare il malato di Alzheimer

Come informare il malato di Alzheimer una volta che viene diagnosticata la malattia? È una delle domande più frequenti e anche delle più delicate che si fa chi ha a che fare con questa forma di demenza. Vediamo i pro e i contro

 

Nonostante sia una questione spinosa e un argomento sempre difficile da trattare, oggi la tendenza è voler informare la persona della diagnosi che la riguarda. Questo è merito anche della maggiore conoscenza di questa malattia, di una sempre maggiore facilità a parlarne e a trovare persone con cui confrontarsi. Ma soprattutto, per molte persone si tratta di una questione “etica”, ritenendo che sia diritto di ogni persona il poter decidere se essere informato dello stato della sua salute o meno. Ci sono pro e contro in entrambi i casi  ed è bene sapere che una volta deciso di informare il nostro caro, dobbiamo anche affrontare il problema del come comunicarlo.

Informare il malato di Alzheimer: pro e contro

Nella maggior parte dei casi in cui viene diagnosticato l’Alzheimer a una persona, sono i familiari ad aver espresso qualche preoccupazione sulla salute del loro caro, notando dei cambiamenti di comportamento, disattenzioni e perdita di memoria e lucidità. Viceversa la persona che è affetta da demenza quasi mai si rende conto dei proprio cambiamenti e dei propri deficit. Questo, spesso, si traduce in una mancanza di interesse nei confronti di una diagnosi. Alcuni potrebbero sentirsi depressi o pensare che sarebbe stato meglio vivere senza saperlo.

Ma in realtà, come in tutto, la conoscenza è il primo step verso la soluzione di un problema. Se infatti non è possibile guarire dall’Alzheimer né fermare il decorso della malattia, è pur vero che sapere di essere affetti da demenza e cosa comporta, permette di programmare al meglio gli anni a venire. Una persona a cui venga diagnosticato l’Alzheimer può programmare la propria assistenza, stabilire chi e come dovrà prendersi cura di lei e prendere decisioni – importanti – a livello finanziario. A questo si aggiunge la possibilità di prendere parte a programmi di ricerca sulla malattia, sia mentre si è in vita sia dopo la morte (dal momento che sappiamo che l’unica diagnosi certa di Alzheimer può essere fatta solo post morte con un’autopsia, finché una persona è in vita, la diagnosi può essere possibile o probabile).

Come informare il malato di Alzheimer

Una volta deciso di voler informare il nostro caro, dobbiamo decidere come farlo. Per qualcuno potrebbe essere più facile sentire la diagnosi enunciata dal medico di famiglia, altri potrebbero preferire l’intimità della persona a loro più vicina, altri ancora potrebbero essere aiutati dalla presenza di più persone del nucleo familiare o di amici che, insieme, potrebbero dimostrare supporto istantaneo.

Il vantaggio di far comunicare la diagnosi al medico è la possibilità di avere le risposte alle domande sia della persona malata sia alle nostre. Il dottore di base o uno specialista sanno spiegare i sintomi, come si evolve la malattia. Questo aspetto non è da sottovalutare perché alcuni malati sono in grado di capire cos’è la malattia e quali sono le conseguenze sulla vita di tutti i giorni, altri invece potrebbero pensare di avere una malattia che cancellerà la loro memoria e basta. Il medico può anche indicare già delle soluzioni, può parlare di terapie farmacologiche e non farmacologiche, può consigliare e può soprattutto offrire supporto, indicando altri specialisti a cui rivolgersi o strutture.

Non è infine da sottovalutare l’aiuto che un medico può dare anche ai familiari e alle persone che si dovranno prendere cura del malato, prospettando il decorso della malattia e dando suggerimenti e consigli.

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