
Nonostante la diagnosi di Alzheimer oggi possa essere ancora solo possibile o probabile (mai certa), ci sono degli strumenti e degli esami che vengono utilizzati dai medici. Ecco quali sono e come vengono svolti
L’unico modo di fare una diagnosi certa di demenza di Alzheimer è attraverso l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale, possibile solo con l’autopsia dopo la morte del paziente. Fintanto che la persona affetta da Alzheimer è in vita, la diagnosi potrà essere solo possibile o probabile. In ogni caso una diagnosi, specialmente precoce, può aiutare nella gestione della malattia e, soprattutto, a rallentare il decadimento della persona malata.
Alzheimer e diagnosi: come viene fatta
Anamnesi e visita medica
La prima cosa che va fatta al primo campanello d’allarme che si manifesta è prendere appuntamento per una visita medica con il proprio medico o con uno specialista. Durante tale visita è molto probabile che ci verranno fatte diverse domande, soprattutto sul suo comportamento. Il paziente verrà anche sottoposto a una visita neuropsicologica, per valutare eventuali problemi di memoria e di attenzione e difficoltà nella comunicazione.
Esami in laboratorio
Il medico è molto probabile che prescriverà una serie di esami al nostro caro, per escludere la presenza di altre malattie che potrebbero spiegare la demenza o che potrebbero aggravarla. Gli esami possono essere, per esempio, quelli del sangue o delle urine, ma non solo. Negli anni si sono fatta strada degli strumenti che permettono di osservare il cervello, mostrando eventuali differenze tra quello di una persona sana e quello di una persona affetta da Alzheimer. Sono esami non invasivi (e non dolorosi) che pur non potendo stabilire una certezza, permettono di avvalorare una diagnosi possibile o probabile.
Esami strumentali
Accanto agli esami di laboratorio, il medico è probabile che prescriva anche degli esami cosiddetti strumentali, come risonanza magnetica, Tac, Spect e Pet.
Alzheimer e diagnosi: i risultati possibili
I risultati possibili sono, come si diceva, due: possibile e probabile. Perché la terza diagnosi, quella certa, si può scoprire solo dopo la morte, con una autopsia.
La diagnosi possibile è basata sull’osservazione di sintomi clinici e sul deterioramento di due o più funzioni cognitive, in presenza di una seconda malattia che non è considerata la causa della demenza, ma che rende comunque la diagnosi di malattia di Alzheimer meno sicura.
La diagnosi probabile, invece, si stabilisce con gli stessi parametri di quella possibile, ma in assenza di una seconda malattia.
A diagnosi positiva, molto spesso, noi caregiver non sappiamo come comportarci, non sapendo se è meglio informare il nostro caro oppure no. A questo delicato tema, dedicheremo uno dei nostri prossimi articoli, per capire se e come comunicare una diagnosi di Alzheimer alla persona malata.