
L’afasia è la condizione che impedisce la comunicazione ed è causata dal danneggiamento dei centri di comunicazione all’interno del cervello. È uno dei primi sintomi a comparire e può essere molto faticoso da accettare per i familiari.
La causa più comune dell’afasia è l’ictus, ma può insorgere anche conseguentemente a emorragie cerebrali e tumori cerebrali. Ed è anche uno dei primi disturbi legati all’insorgere dell’Alzheimer, insieme ad agnosia, aprassia e amnesia.
A causa dell’afasia il malato fatica a formulare e comprendere i messaggi verbali e ad associare le parola agli oggetti o alle idee. A causa dell’afasia il linguaggio del malato viene insomma alterato. È così molto frequente notare che persone affette da Alzheimer, anche nella fase iniziale della malattia, facciano fatica a esprimere pensieri – anche non complessi – non riuscendo a trovare le parole giuste per costruire una frase di senso compiuto.
Con il progredire della malattia, l’abilità comunicativa continua a diminuire e per il malato è sempre più difficile partecipare a conversazioni, anche come semplice ascoltatore. Se nella fase intermedia il malato potrebbe tendere a parlare sempre meno, in quella avanzata, addirittura comunicare con un malato potrebbe sembrare impossibile. E ciò per chi se ne prende cura e per i familiari è una condizione molto difficile da accettare. L’effetto di questa condizione si chiama “infelicità conversazionale” e indica la condizione di decadimento emotivo del parente dovuta a quello cognitivo del malato.
Come si è già detto in altre occasioni è invece fondamentale non smettere mai di comunicare con i malati di Alzheimer, anche quando sembra impossibile. A fare questo può aiutare l’Approccio Capacitante, ideata dal professore Vigorelli, che riconosce le capacità e le competenze del malato, seppur elementari, per creare una relazione migliore e più bilanciata. Si tratta di un superamento del tradizionale approccio assistenziale che parte dall’analisi dei bisogni degli utenti e che cerca di soddisfarli senza il loro coinvolgimento, partendo invece dall’osservazione e dall’ascolto dell’anziano per creare una relazione in cui l’ospite sia riconosciuto come il protagonista e ogni attività venga considerata dal suo punto di vista.
Infine bisogna tenere a mente che comunicare è sempre possibile, anche quando una persona perde completamente la capacità di esprimersi con le parole. Esprimere emozioni e intenzioni si può lo stesso: attraverso la comunicazione non verbale.