
La ricerca scientifica è allo stallo e a oggi non sono presenti sul mercato farmaci in grado di curare o bloccare l’avanzamento dell’Alzheimer. Ecco perché è importante conoscere e applicare le terapie non farmacologiche nella cura delle persone affette da questa forma di demenza.
Sebbene l’Alzheimer sia una malattia molto diffusa e tragicamente in crescita – anche in numeri assoluti – purtroppo non esiste ancora una cura farmacologica in grado di guarire o anche solo di fermare l’avanzamento della malattia. La ricerca, poi, avanza lentamente e incerta, tanto che anche alcune grandi case farmaceutiche l’hanno abbandonata. Da 15 anni non ci sono progressi nella ricerca e nello sviluppo di nuovi farmaci anti demenza, anzi in 10 anni – tra il 2002 e il 2012 – il 99,6% delle sperimentazioni sono fallite. Le terapie disponibili oggi si limitano a cercare di ridurre i sintomi.
E mentre, lentamente, la ricerca si sta concentrando sui marker biologici, si diffondono sempre di più le terapie non farmacologiche, ossia quelle che attraverso gesti, comportamenti, ambiente, comunicazione e altro, riescono a migliorare la qualità della vita del malato – e di conseguenza anche di chi se ne prende cura, familiari, caregiver e personale delle strutture. Queste terapie hanno l’obiettivo principale di alleviare i sintomi e mantenere al più lungo possibile le capacità residue, cognitive e funzionali, del malato di Alzheimer e possono essere adottate anche in ambito familiare, da chi vive con una persona affetta di questa forma di demenza.
Ecco le principali terapie non farmacologiche:
- tenere occupato il malato facendogli fare alcune attività, come preparare la tavola o il giardinaggio;
- ROT, Reality-Orientation Therapy ossia il mantenimento del malato nella realtà;
- camuffamento degli spazi abitativi per ridurre il senso di smarrimento e confusione e l’ansia di fuga tipica dei malati;
- musicoterapia. La musica è in grado di suscitare emozioni anche quando vengono perse le facoltà comunicative;
- doll therapy, cioè l’utilizzo di bambole – specifiche per la terapia – per favorire l’attivazione della memoria e il recupero, parziale, dell’autoconsapevolezza;
- arteterapia;
- giardini terapeutici;
- aromaterapia;
- sand therapy che utilizza la sabbia cinetica per calmare le persone che sono sempre alla ricerca di qualcosa da toccare (soprattutto nella fase avanzata della malattia);
- metodo validation, che si basa su un approccio di tipo empatico per ridurre l’ansia del malato e comunicare più efficacemente con lui;
- pet therapy, cioè l’utilizzo di animali per attività ludiche e ricreative;
- danza movimento terapia.
Dal momento che ogni caso di Alzheimer è diverso dagli altri, perché sulla malattia incidono il carattere della persona e il declino non è uguale per tutti, anche le terapie non farmacologiche possono dare risultati diversi a seconda della persona. Con il tempo si impara ad adattarle al proprio familiare o caro, ma sempre è importante ricordare di consultarsi con un medico.