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Alzheimer: cosa fare dopo la diagnosi

By Gennaio 8, 2021Alzheimer
Alzheimer e diagnosi

Quando viene diagnosticato l’Alzheimer a un nostro caro può essere normale provare un senso di smarrimento. Ecco perché essere preparati e pianificare può aiutare molto in questo momento così delicato. Tra le cose più importanti da organizzare è il “team di assistenza”.

 

Il team di assistenza è il gruppo di persone con cui collaborerai e su cui farai affidamento per curare e gestire il tuo caro malato di Alzheimer. Essere caregiver di una persona affetta da demenza è un compito molto impegnativo, per questo è importante farsi aiutare e cercare supporto per affrontare meglio il decorso della malattia.

Perché è così importante poter fare affidamento ad altre persone nella gestione del nostro malato? Come diciamo spesso, prendersi cura di una persona affetta da demenza e in particolare da Alzheimer è un impegno molto grande e che può diventare ogni giorno più complicato, con l’aggravarsi della malattia. Si dice infatti che questa è una malattia che ha effetti non solo sul paziente, ma anche su chi si occupa della sua gestione. Farsi aiutare è fondamentale per ridurre al minimo lo stress e la sensazione di essere sopraffatti dalle cose da fare e dalle emozioni. Sviluppare una rete di “aiutanti” può aiutarci a condurre una vita più produttiva, attiva e impegnata soprattutto durante la fase iniziale della malattia, in cui tutto ci sembrerà difficile e confuso.

Come e quando chiedere aiuto dopo la diagnosi di Alzheimer?

Chiedere aiuto può non essere facile, ma è fondamentale. La cosa importante è sapere cosa chiedere e a chi. Questo significa che dovremmo chiedere aiuti specifici, in modo da sapere sempre a chi rivolgerci in caso di bisogno. E, d’altra parte, ciò permette anche alle persone che dovrebbero aiutarti di prepararsi per fornire il miglior supporto possibile, nei modi e tempi giusti. Per esempio possiamo chiedere di aiutarci nella preparazione dei pasti a una persona e a un’altra di accompagnare il nostro caro a fare le visite mediche. Avere un piano e un team garantirà la migliore assistenza possibile di cui ha bisogno la persona malata di Alzheimer, qualsiasi cosa succeda e in qualsiasi momento.

Ma a chi si può chiedere aiuto dopo la diagnosi? Ovviamente questa domanda è molto soggettiva; ogni persona ha la sua storia. L’ambiente e persino la città in cui si vive, la famiglia, le relazioni costruite in una vita (sia dalla persona malata sia dal caregiver) influenzeranno la risposta a questa domanda. Generalmente le persone che si possono più facilmente includere in un team di assistenza sono i familiari, gli amici, i vicini di casa, la comunità (soprattutto quando si vive in un piccolo comune) e i professionisti a cui ci si rivolge (medico curante e medico specialista, ma anche infermieri). Può essere molto utile coinvolgere anche persone che si occupano di volontariato (specificatamente rivolto verso questa malattia) perché, a differenza di noi e dei nostri familiari e amici, hanno sicuramente maggiore esperienza e dimestichezza con l’Alzheimer e ci possono guidare, aiutandoci nelle decisioni più importanti.

Come costruire un team di assistenza dopo la diagnosi di Alzheimer

Ogni squadra vincente ha una buona guida. Il team, nel tempo, potrà cambiare, arricchirsi di nuovi componenti, ma dovremmo essere sempre noi a guidare le persone, ad aggiornarle sulle condizioni del nostro caro, a intrecciare le diverse persone del gruppo e soprattutto a creare un clima sereno tra tutti, per il bene del nostro malato. E non solo.

Perché ognuno svolga il compito al meglio è evidente che gli venga chiesto di svolgere qualcosa che per lui non risulta né impegnativo né fuori dalla propria portata. Per coordinare al meglio tutto possiamo parlare con ogni persona a cui chiederemo di aiutarci o che si offrirà spontaneamente di dare supporto nel caregiving. È importante essere specifici e indicare chiaramente quale aiuto è necessario o potrebbe esserlo in futuro.

Tra le attività che dovremmo tenere a mente quando prepariamo un team di aiuto ci sono: la spesa e la preparazione dei pasti, attività da includere tra le terapie non farmacologiche, la somministrazione di medicinali (se prevista dal medico) e l’assistenza notturna, se necessaria.

Per il benessere dei nostri malati è importante affidarsi a persone gentili, che sanno ascoltare e attente. Ricordiamoci, infine, di ringraziare sempre chi ci aiuta: ciò creerà un clima migliore in grado di influenzare il nostro benessere e quello del nostro caro.

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