
Capire le demenze e l’Alzheimer in particolare è il primo modo per affrontarlo e curarlo. Imparare a riconoscere i sintomi, avvertire i campanelli d’allarme e prevenire. Ecco tutto quello che devono sapere i caregiver
Ancora troppo spesso i sintomi dell’Alzheimer vengono ricondotti all’invecchiamento, altre volte allo stress o alla depressione. Questo accade soprattutto se la persona che li manifesta ha subìto un’operazione chirurgica o un trauma e una volta che viene diagnosticato l’Alzheimer la persona che se ne prende cura, il caregiver, è portato a sentirsi responsabile, credendo che agendo con un po’ più di anticipo avrebbe potuto evitare lo sviluppo della malattia. Purtroppo non è così: i primi sintomi dell’Alzheimer manifestano una condizione di malattia già presente.
Capire l’Alzheimer e riconoscere i sintomi può comunque aiutare i caregiver ad agire velocemente, chiedere il parere di un medico ed eseguire una diagnosi precoce, con esami clinici e visite mediche: una scelta molto importante dal momento che, come si diceva, questa malattia non è l’inevitabile conseguenza dell’invecchiamento, ma una patologia con caratteristiche cliniche specifiche.
Capire l’Alzheimer riconoscendo i sintomi
Ecco alcuni sintomi che rappresentano i primi campanelli d’allarme per i familiari e possono essere anche utili indicazioni per i medici:
- cambiamento del carattere;
- perdita di interessi per attività normalmente apprezzate;
- sbalzi di umore, irritabilità e nervosismo;
- vuoti di memoria, smemoratezza, vanno ripetute più volte le cose;
- dimenticanza dei nomi di persone ben conosciute;
- difficoltà nel trovare le parole e nel completare frasi.
Questi campanelli d’allarme iniziali possono diventare sintomi sempre più frequenti e gravi. I più frequenti sono:
- perdita del senso dell’orientamento, anche in luoghi conosciuti;
- difficoltà nel portare a termine attività, anche le più semplici;
- difficoltà nell’uso del denaro;
- peggioramento del carattere e dell’umore, fino alla comparsa di deliri e allucinazioni.
Mano a mano che la malattia si aggrava i disturbi diventano sempre più evidenti e la persona diviene incapace di apprendere nuove informazioni; il linguaggio diviene povero e viene compromessa anche la capacità di comprensione. In questa fase compaiono difficoltà di autogestione come vestirsi e svestirsi, curare l’igiene e la persona diventa sempre meno autonoma. La malattia di Alzheimer oltre a disturbi cognitivi (come la perdita di memoria) ne comporta anche altri detti comportamentali, che contribuiscono a peggiorare il livello di autonomia nelle attività quotidiane.
Alzheimer: i disturbi più comuni
Nella demenza di Alzheimer l’agitazione è presente nel 40% dei casi, l’aggressività nel 20%, il vagabondaggio senza scopo nel 25%, i deliri nel 30-50%, i disturbi del sonno nel 50%, la depressione nel 40-50%. Altri sintomi non cognitivi comprendono le modificazioni della personalità, l’alterazione dell’alimentazione, le allucinazioni, il peggioramento dello stato confusionale nel corso del tardo pomeriggio, nonché le reazioni esagerate e catastrofiche. Ulteriori sintomi consistono nella sospettosità, nell’apatia fino al mutismo, nella ripetitività, nell’uso di linguaggio scurrile, nel rifiutare l’assistenza, nel nascondere le cose, nel trascorrere la giornata manipolando oggetti o parti dei propri vestiti.
La cosa importante, da non dimenticare mai, è che l’Alzheimer, pur avendo sintomi simili tra i soggetti che ne sono affetti, ha un decorso diverso in ogni persona. In particolare alcuni soggetti restano – o addirittura diventano – docili e collaborativi, altri diventano ostili e agitati (o accentuano tratti del carattere precedente).
Nelle fasi più avanzate la memoria, sia recente che remota, è totalmente persa, il linguaggio può essere molto povero e alla fine una persona può anche perdere completamente la capacità di comunicare attraverso le parole. È questo il momento in cui i caregiver devono imparare l’importanza della comunicazione non verbale per non smettere di interagire con lui/lei. La persona, con il passare del tempo, diventa anche incapace di riconoscere i propri familiari e richiede un’assistenza continuativa. In questa fase si manifestano difficoltà nell’equilibrio con elevato rischio di cadute e difficoltà nella deglutizione che comportano problemi nella alimentazione.
Alzheimer: variabilità della malattia e durata
La malattia può avere un decorso variabile: sono state descritte sopravvivenze dai 2 ai 20 anni. Non si conoscono i motivi di queste grandi differenze, ma non c’è dubbio che una diagnosi tempestiva e una cura appropriata, un’assistenza accurata, fornita da caregiver preparati e attenti, evita la comparsa di eventi morbosi che possono di per sé abbreviare la vita delle persone anziane.
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