
Testimonianze di parenti di malati di Alzheimer: Figlia di Francesco, Struttura Padre Pio, Tarzio
Mio padre ha 85 anni ed è nato a Miane, in provincia di Treviso. Ha sempre avuto una passione per il lavoro. Faceva il contadino e uno dei primi ricordi che ho di lui è proprio mentre lavorava, sempre con addosso il suo profumo di colonia di una volta. Lavorava tanto ma lo faceva con passione. Aveva un carattere buono ed era sempre gentile con tutti.
All’inizio non conoscevo molto la malattia di Alzheimer. Ho iniziato a scoprirne cause e sintomi e ad informarmi circa sette anni fa. Mio papà aveva subito un intervento al ginocchio con anestesia epidurale. Ricordo di essere andato a trovarlo subito dopo l’operazione. La fisioterapista che si stava occupando della riabilitazione di mio padre mi raccontò che lo trovava un po’ confuso, che spesso non ricordava dove si trovava e le cose che erano successe e mi disse che secondo lei c’erano dei disturbi della memoria.
Decisi allora di portare mio padre a fare dei controlli per approfondire la situazione. Gli specialisti mi confermarono quei disturbi con diagnosi di Alzheimer. In quel momento provai immediatamente una sensazione di panico e un senso di impotenza immensa. Avevo già vissuto casi di Alzheimer nella mia famiglia, ma era la prima volta che mi trovavo protagonista di quell’incubo.
Non conoscevo la malattia nel dettaglio per cui iniziai ad informarmi e a capire come approcciarmi ad un malato di Alzheimer. Oltre ai problemi di memoria quotidiani che peggioravano giorno dopo giorno, mio padre iniziò anche a compiere dei gesti e delle azioni inspiegabili e fuori dal comune. Ricordo quando un giorno si allontanò da casa percorrendo chilometri a piedi. Diceva che stava cercando sua mamma. Non lo trovavo da nessuna parte. Ricordo il mio panico e l’ansia.
Quell’episodio per me rappresenta esattamente la malattia di mio papà. Da quando ha iniziato a soffrire di Alzheimer caratterialmente non è cambiato molto, è solo un po’ più suscettibile. È rimasto disponibile con gli altri così come lo è stato per tutta la vita, e questa cosa mi rallegra perché è sempre stato un suo tratto distintivo che tutti hanno sempre apprezzato in lui. Eppure sotto molti altri punti di vista non è più lo stesso, è come se in certi momenti fosse completamente assente.
Nella mia testa vedo già il momento in cui non mi riconoscerà più e sarà il momento peggiore. Già ho solo la metà di mio papà. L’Alzheimer è una brutta malattia, orribile e distruttiva. Però grazie a una struttura adatta e al supporto del personale sono riuscita a combatterla con il mio papà. A chi si approccia per la prima volta alla malattia dico di non fare il mio stesso errore, di voler fare tutto da sola e aver paura a chiedere aiuto. Solo con il giusto supporto si può trovare la forza per affrontare questo difficile viaggio senza perdere mai la speranza e la forza.