
La terapia occupazionale è una disciplina riabilitativa che ha come fine quello di migliorare la vita del malato, impegnandolo con lo svolgimento di attività quotidiane.
In assenza di soluzioni terapeutiche in grado di fermare o guarire dall’Alzheimer, ci sono altri tipi di risposte possibili, ormai ampiamente utilizzate anche nelle strutture sanitarie e consigliate dai medici. Queste, dette terapie non farmacologiche, portano sollievo al malato, facilitandogli la vita e riducendo lo stress. Al contempo sono pensate per cercare di mantenere il più a lungo possibile le sue facoltà residue.
Si tratta di strumenti e attività che vengono gestiti come farmaci: è il medico, insieme ai familiari o alle persone più strette al malato, che indica quali terapie e in che modo utilizzarle, proprio come si fa con le medicine. Per questo è sempre importante rivolgersi a uno specialista.
Tra le terapie non farmacologiche, una molto efficace – anche per alleviare l’impegno di chi si prende cura del malato – è la cosiddetta terapia occupazionale, indicata soprattutto nella fase iniziale e intermedia della malattia.
Terapia occupazionale: cos’è?
La terapia occupazionale si basa sull’utilizzo delle attività di vita quotidiana, ossia le attività domestiche, come il lavarsi, apparecchiare la tavola, fare giardinaggio, fare le pulizie.
Lasciare che la persona malata si occupi di alcune di queste attività – tenendo sempre conto delle sue capacità, e ancora di più delle sue inclinazioni – può migliorare le prestazioni cognitive, le relazioni sociali e la qualità della vita. È importante seguire i gusti delle persone affette da demenza, non dobbiamo mai dimenticare che anche negli stadi intermedi o avanzati della malattia, il nostro malato rimane una persona con una storia e un vissuto. Inutile cercare di imporre qualche attività perché si otterrebbe l’effetto opposto. D’altra parte, però, è anche bene essere pronti a vedere la nostra persona cara rifiutarsi di svolgere un’attività che in passato amava.
Non c’è un’unica terapia o un unico modo di applicarla: l’Alzheimer colpisce differentemente ogni persona e si sviluppa in maniera diversa perché coinvolge il cervello, le emozioni e anche il fisico. Il terapista, dunque, valuta – della persona affetta di Alzheimer: i bisogni personali, l’autonomia nelle attività quotidiane, il livello delle funzioni cognitive, l’aspetto comportamentale e l’ambiente in cui vive. Solo dopo queste valutazioni (e anche del caregiver) viene proposta l’attività che potrebbe comunque essere modificata.
Terapia occupazionale: i benefici
Svolgere attività è alla base del nostro benessere e tutto ciò che costituisce una limitazione comporta una disfunzione occupazionale che può essere risolta esclusivamente attraverso la promozione di attività particolarmente significative e nelle quali vengono sperimentate le limitazioni più gravi. La terapia occupazionale è finalizzata a favorire un processo di rimotivazione e un aumento dell’autostima del malato, con il risultato di favorire il miglioramento o il mantenimento dello stato funzionale e di indipendenza e di controllare i disturbi del comportamento.
Spesso si sottovaluta, ma soprattutto con questo tipo di intervento, è fondamentale tenere conto dell’ambiente dove il nostro caro vivo: sia quello fisico sia quello sociale. L’ambiente può presentare ostacoli e barriere oppure può incoraggiare la persona e dunque è fondamentale tenerne conto.
L’intervento terapeutico occupazionale è dunque un modo per aumentare il livello di qualità della vita del paziente e delle persone che vivono con lui.