
Detta sindrome del tramonto in italiano, si riferisce a un fenomeno frequente nelle persone affette da forme di demenza e specialmente di Alzheimer che peggiora i sintomi della malattia al tramonto del sole.
Sebbene pochi la conoscano per nomi, quasi tutte le persone che hanno a che fare con persone malate di Alzheimer ne avranno fatto esperienza. Al tramonto del sole o quando avviene un cambiamento nell’illuminazione di un ambiente passando da una buona luce a una scarsa, il malato diventa ancora più confuso, irrequieto e ansioso. Effetto della sundowning syndrome.
Sundowning syndrome: le cause
Il fenomeno può essere imputato al venir meno dei punti di riferimento con l’abbassamento della luce. Gli oggetti sono meno definiti, i colori più confusi e gli arredi “più nascosti”: tutto ciò può scatenare percezioni false e, di conseguenza, brutte reazioni portando il malato anche a diventare aggressivo o a presentare fenomeni di wandering o di confusione tra il giorno e la notte.
È per questo che la sindrome del tramonto è considerato un fenomeno che peggiora la normale sintomatologia dei pazienti malati di Alzheimer al tramontare del sole. Le conseguenze del sundowning possono protarsi anche tutta la notte.
La sindrome è stata descritta per la prima volta nel 1941 dal medico inglese Ewen Cameron, che l’aveva chiamata “delirio notturno”. Questo stato di agitazione, confusione e ansia più forti del normale colpisce fino al 66% delle persone malate di Alzheimer o altre forme di demenza.
Sindrome del Sundowning: i rimedi
Gli effetti della sindrome del tramonto sono particolarmente difficili da gestire per chi si prende cura di un malato di Alzheimer e molto fastidiosi per il paziente stesso, ci sono però alcuni suggerimenti e strategie che possono aiutare la persona a sentirsi più sicura e confortevole e il caregiver ad affrontare questi stati di crisi o confusione.
Ecco come ridurre gli effetti della mancanza di luce sui malati di Alzheimer:
- ridurre i sonnellini pomeridiani per facilitare il sonno notturno;
- far fare attività (gradite) durante il giorno per arrivare alla sera con la “giusta” stanchezza per andare a letto e dormire;
- creare e mantenere una routine quotidiana, specialmente seguendo orari precisi per i pasti e l’ora del coricamento (e tenendo conto delle precedenti abitudini di vita della persona. Dobbiamo sempre ricordare che anche da malati le persone mantengono una loro identità);
- ridurre l’uso di caffeina, teina, snack zuccherati e altre sostanza eccitanti, specialmente dopo il tramonto;
- tenere accesa una luce nella camera da letto del paziente per ridurre l’agitazione;
- ridurre i rumori e le attività stimolanti la sera – meglio spegnere anche la televisione;
- accendere musica familiare o rilassante (chiedendo il parere di un esperto in musicoterapia) o dedicarsi ad altre attività che hanno un effetto rilassante sul paziente.
Infine, come sempre, bisogna ricordare che è sempre utile chiedere il parere di un medico che conoscendo il malato e le sue abitudini può aiutare a individuare la terapia non farmacologica o il rimedio migliore per curare gli effetti della sundowning syndrome. Ogni paziente è infatti diverso dall’altro e perciò richiede una cura personalizzata.