L’Alzheimer è una delle malattie che ha più implicazioni non solo sul paziente, ma anche su chi vive con lui. Ancora troppo poco conosciuta, questo percorso vuole sensibilizzare alla malattia facendo immedesimare i visitatori nella vita di tutti i giorni di un malato. Il centro sarà aperto dal venerdì alla domenica fino al 10 giugno, per poi riaprire a settembre.
È capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di essere interrogati a scuola e di non saper rispondere alla domanda posta dal professore. In quel breve momento di silenzio, che nella nostra testa si dilatava sembrando infinito, ci sentivamo profondamente in imbarazzo, osservati da tutti. Così descrivono il senso di disagio provato da un malato di Alzheimer i due autori del libro The Best Friends Approach to Alzheimer’s Care, Virginia Bell e David Troxel.
Capire cosa provano i nostri malati giorno dopo giorno può aiutare a conoscere meglio questa malattia di cui si sa ancora troppo poco. E capire è il primo passo per trovare nuove soluzioni. Con questo scopo nasce Alzheimer in Lab, un percorso multisensoriale ideato da Korian che sensibilizza alla malattia attraverso l’immedesimazione.
Il percorso, che dura circa 30-40 minuti, si divide in tre parti: la prima è quella sensoriale che fa vedere e sentire ai visitatori l’Alzheimer, attraverso video, immagini e suoni; la seconda è una mostra fotografica che descrive la malattia; infine la terza è un allestimento che suggerisce come arredare gli ambienti domestici.
Nella prima stanza emozionale una voce narrante legge una lettera descrivendo le progressive sensazioni di perdita e spaesamento di chi si trova allo stadio iniziale della malattia, mentre su uno schermo scorrono alcune immagini. Nella seconda sala si cammina al buio mentre si sentono voci e suoni che creano un senso di disorientamento e a volte anche paura simili a quelli che provano i malati di Alzheimer durante gli attacchi più acuti.
La mostra fotografica racconta il rapporto della fotografa Tiziana Arici con la mamma affetta di Alzheimer: nelle immagini emergono la paura, il disorientamento e l’incapacità di riconoscere sé e gli altri.
Infine nella terza parte del percorso, chiamata La casa che cura, il visitatore vede messe a confronto stanze tradizionali dei nostri ambienti domestici e le versioni “che curano”, cioè esempi di come si dovrebbero adattare le case dove vivono malati di Alzheimer o altre forme di demenza. Per esempio per la camera da letto sono da preferire i colori freddi, mentre in sala le persone possono essere aiutate dal punto di vista cognitivo con un tavolo cromatico e un calendario che li aiuti a seguire lo scorrere del tempo. In generale l’allestimento suggerisce di alleggerire gli ambienti, lasciando spazio tra un oggetto e l’altro e rimuovendo foto e specchi. Infine per attivare la memoria, l’orientamento e le capacità cognitive del malato di Alzheimer si può creare uno spazio riabilitativo con oggetti quotidiani e fotografie, stimolazioni cromatiche e tattili e altro ancora.
A conclusione del percorso il cortometraggio di Marco Calvise, Non temere, racconta cosa voglia dire convivere con l’Alzheimer.
Alzheimer Lab sarà aperto dall’11 maggio al 10 giugno e dal 1° settembre al 30 dicembre, dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 18. Il percorso è nato da un’intuizione di Ivo Cilesi, consulente terapie non farmacologiche di Korian Italia e sviluppato con la consulenza scientifica del professor Marco Trabucchi, direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia.