
È la più lunga ed è caratterizzata da un aggravamento dei sintomi della fase iniziale della malattia. Ecco i sintomi più diffusi
Come si è già detto altre volte, il decorso dell’Alzheimer non è uguale per tutti i pazienti: i sintomi possono cambiare da persona a persona e, soprattutto, possono comparire in momenti diversi, caratterizzando le fasi della malattia e la loro durata in maniera differente da caso a caso. Generalmente, però, si individuano tre stadi della malattia: iniziale, intermedio e avanzato.
La fase intermedia è mediamente quella che dura di più, si va dai due ai dieci anni, e proprio per questo nell’arco della sua lunga durata si può assistere a ulteriori cambiamenti dei sintomi, all’inizio più simili a quelli della fase iniziale e poi sempre più gravi. Se per chi si prende cura di un malato la fase iniziale è faticosa e difficile soprattutto emotivamente, perché si deve elaborare la presenza della malattia e tutto quello che comporterà, quella intermedia mette alla prova anche dal punto di vista pratico, perché i malati di Alzheimer diventano sempre meno autonomi, più confusi e iniziano a perdere anche le facoltà comunicative e quindi richiedono assistenza continua.
Spesso il disturbo del linguaggio peggiora e il malato non riesce più a sostenere discorsi con altre persone perché sia i contenuti sia la forma non sono coerenti, è per questo che è importante imparare a comunicare con i gesti, gli sguardi e il nostro atteggiamento: la comunicazione non verbale è quella parte della comunicazione che comprende gli aspetti di scambio tra persone che non riguardano il livello semantico del messaggio, ossia quello letterale delle parole, ma del corpo.
Fase intermedia dell’Alzheimer: sintomi
In effetti la fase intermedia dell’Alzheimer è caratterizzata dall’aggravamento di quelli già presenti, solo che questi diventano più forti. In particolare le persone malate mostrano maggiori difficoltà comunicative e peggioramento delle facoltà mnemoniche.
In questa fase, poi, diventa sempre più difficile riconoscere persone e luoghi, anche se familiari, con conseguente aumento del disorientamento spaziale e temporale ed è frequente il vagabondaggio, detto anche wandering. Ad esempio il malato può credere di vivere nel passato, tornando indietro nel tempo, fino alla sua infanzia, oppure può perdersi all’interno della sua stessa casa.
Un altro problema rilevante e molto doloroso in questa fase intermedia consiste nella difficoltà del riconoscimento reciproco. Se il paziente, con il progredire della malattia non riconosce più i familiari, nemmeno quelli più stretti, d’altronde il familiare non riconosce più la persona di sempre, con la quale ha vissuto molti anni. Per affrontare questa difficoltà è importante chiedere l’aiuto a chi conosce la malattia, ad altre persone che si prendono cura di malati di Alzheimer e a un medico: la consapevolezza della malattia semplifica la comprensione dei bisogni del paziente e facilita il prendersene cura.
Perdita delle facoltà motorie
Oltre alle facoltà cognitive, in questo stadio, vengono compromesse anche quelle motorie e comportamentali. Gli anziani sono sempre meno in grado di compiere e portare a termine attività – anche quelle quotidiane, come lavarsi, vestirsi e mangiare – e di utilizzare oggetti.
Infine, anche come conseguenza dell’aggravarsi dei sintomi finora descritti, possono aumentare anche il senso d’ansia, le allucinazioni o deliri e l’atteggiamento aggressivo. A causa dell’avanzamento della malattia, questa fase richiede perciò, da parte di parenti e caregiver, una sempre maggiore assistenza nei confronti dei malati che sono meno autonomi e sempre meno in grado di autogestirsi.