
Quando viene diagnosticata questa forma di demenza, la maggior parte delle persone è impreparata ad affrontarla. Non solo le persone affette dal morbo, ma anche quelle che le stanno intorno: familiari e amici. Come comportarsi
La diagnosi del morbo di Alzheimer è un argomento molto delicato: non solo perché non è semplice farla – al momento infatti la diagnosi può essere solo “possibile” o “probabile” – ma anche perché quando questa malattia colpisce, cambiando la vita, non solo della persona malata, ma anche dei parenti e degli amici che vivono con lui o vicino a lui.
La prima cosa importante è chiedere aiuto, non isolarsi né chiudersi. Bisogna consultare il parere di un medico specialista e, poi, chiedere aiuto all’esterno per prendersi cura del malato. Seguire quotidianamente una persona affetta da Alzheimer è faticoso – sia a livello fisico sia mentalmente ed è importante avere un supporto.
Cosa fare quando viene diagnosticato l’Alzheimer?
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Informarsi
Il morbo di Alzheimer è il tipo più comune di demenza degenerativa, rappresentando il 50-60% dei casi. Questa malattia colpisce il cervello provocando problemi di memoria, di pensiero e di comportamento. Nella fase iniziale, i sintomi di demenza sono poco visibili, ma con l’avanzamento nella fase intermedia i sintomi peggiorano e le facoltà fisiche della persona vengono sempre più compromesse.
La velocità con cui la malattia progredisce è diversa da caso a caso, tuttavia in media dura tra gli 8 e i 20 anni. Attualmente, non esistono farmaci in grado di fermare l’avanzamento del morbo, né ridurne i sintomi, ma alcuni possono alleviare gli effetti, aiutando a calmare il paziente e facilitando la vita di chi se ne prende cura. Le cure più efficaci per i malati di Alzheimer sono le cosiddette terapie non farmacologiche. La ricerca scientifica però non si è fermata e si sta concentrando sui marker biologici.
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Conoscere i sintomi
Il sintomo più conosciuto del morbo di Alzheimer la perdita di memoria, in particolare la difficoltà a ricordare informazioni apprese recentemente. Sebbene invecchiando sia normale, dimenticare alcuni dettagli o confondersi, in chi è affetto da questa forma di demenza degenerativa questi sintomi sono così gravi da interferire con la vita di tutti i giorni.
Come si diceva, però, la perdita di memoria è solo uno dei tanti sintomi dell’Alzheimer. Ecco gli altri più frequenti:
- problemi a completare le normali attività quotidiane;
- difficoltà a risolvere i problemi;
- sbalzi di umore e cambi della personalità;
- problemi di comunicazione;
- confusione circa luoghi (wandering), persone ed eventi;
- distaccamento dalla realtà.
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Curare l’Alzheimer
Anche se, attualmente, non esistono trattamenti disponibili per rallentare o fermare il danno cerebrale causato dall’Alzheimer, alcuni farmaci possono aiutare, temporaneamente, a migliorare i sintomi della demenza. Questi farmaci funzionano aumentando i neurotrasmettitori nel cervello. È bene sapere che non tutti i farmaci funzionano allo stesso modo sulle persone, quindi potrebbe volerci del tempo prima di trovare la cura adatta.
A ciò si aggiungono le terapie non farmacologiche che consistono, cioè, in attività da far svolgere, comportamenti da assumere o soluzioni da adottare che sono in grado di alleviare i sintomi dell’Alzheimer. Anche in questo caso è importante non forzare mai la persona: non bisogna mai scordare che, nonostante la perdita di memoria e di altre facoltà cognitive e comportamentali, ogni malato rimane una persona con una sua storia, un suo vissuto e le sue preferenze. Un’attività – come per esempio la musicoterapia – potrebbe rilassare un malato e innervosirne un altro. Bisogna procedere per tentativi, cercando di mantenere i pazienti il più autonomi possibili e rivolgendosi a loro sempre nella maniera migliore.
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Assistenza
Per orientarsi all’interno dell’offerta dei servizi sanitari e socio-assistenziali del territorio è necessario individuare le competenze specifiche dei vari Enti, ma la prima persona a cui rivolgersi è sempre il proprio medico. A livello territoriale le figure che possono aiutare i familiari di un malato di Alzheimer sono: il medico di medicina generale per i servizi sanitari e sociosanitari; l’assistente sociale del comune di residenza per i servizi socio-assistenziali, che aiuta a individuare la forma di assistenza più idonea alle sue esigenze; i CeAD, centri per l’assistenza domiciliare presso il Distretto sociosanitario; l’ADI, Assistenza Domiciliare Integrata, un servizio gratuito rivolto a persone con patologie croniche in fase avanzata e con elevati livelli di dipendenza; i CDI, Centri Diurni Integrati, rivolti a persone anziane non autosufficienti con limitata autonomia ricoverate solo durante il giorno, ma che “tornano” a casa con la loro famiglia a dormire. Infine ci sono le RSA, Residenze Sanitarie Assistenziali che rappresentano la collocazione residenziale, temporanea o definitiva degli anziani non autosufficienti o con limitato grado di autonomia che non possono più essere assistiti a domicilio. Alcune RSA hanno Nuclei Alzheimer accreditati dalla Regione, ma anche altre hanno organizzato al proprio interno reparti ad hoc, dotandosi di personale preparato per la cura e l’assistenza specifica, e sono quindi in grado di accogliere malati affetti da demenza e malati di Alzheimer.