
La musica ha effetti positivi sui disturbi comportamentali delle persone affette da demenza, ma aiuta anche la stimolazione cognitiva, giocando un ruolo importante nella prevenzione d’Alzheimer
Si dice “canta che ti passa!” perché l’intonare una canzone ha il potere di curare, almeno il malumore, anche Giovanni Verga ne era certo quando scriveva: “Chi ha il cuore contento sempre canta”. Il potere delle parole in musica, insomma, è riconosciuto, ciò che forse è meno noto è che cantare può anche prevenire l’Alzheimer e altre malattie degenerative, perché stimola le aree del cervello associate alla memoria.
Già diversi studi avevano provato i benefici del canto sul nostro cervello, ma ora un nuovo studio dell’Imperial College di Londra ha constatato che gli ormoni dello stress di 200 coristi dopo un’ora di canto era in caduta libera. Cantare attiva la secrezione di dopamina ed endorfine che aumentano il nostro stato di benessere, riducendo ansia e agitazione e contrastando stati di depressione. Ancora meglio è farlo in gruppo perché lo stare insieme e condividere esperienze può contribuire a far star bene una persona e a non farla sentire isolata. Ecco perché si usa la musicoterapia come terapia non farmacologica per curare l’Alzheimer. Soprattutto i pazienti che manifestano i primi segni di demenza possono trarre grandi benefici dalla musica: basta cantare insieme o ascoltare alcuni brani per spazzare via la depressione. Ma anche negli stadi avanzati, gli effetti positivi sono visibili.
Ma in realtà, ciò che emerge dagli studi, è che musica e canto sono anche un ottimo antidoto all’invecchiamento del cervello perché stimolano le reti cerebrali e riescono ad agire anche quando sono toccati gli ippocampi, strutture che svolgono un ruolo primordiale nella memorizzazione. Una ricerca di anni fa della Loyola University di Chicago avevano infatti scoperto che i musicisti di un’orchestra in pensione che avevano passato la vita a suonare strumenti musicali registravano meno probabilità di sviluppare forme demenza in età avanzata. Questo perché la stimolazione cognitiva aiuta a mantenere la mente sana invecchiando.
La musica ha effetti positivi sui disturbi comportamentali delle persone malate di Alzheimer e in particolare sull’apatia: ogni canzone che ricorda al paziente qualcosa di familiare può farlo uscire dal suo stato di confusione e isolamento e se comincia a cantare – o anche solo a seguire la melodia – si stabilisce una connessione con lui, riuscendo a comunicare, anche se senza uso delle parole.