
Prendersi cura di un malato è una sfida quotidiana. Ogni giorno è diverso dall’altro e il nostro malato di Alzheimer può cambiare e sembrare uno sconosciuto ai nostri occhi. Il metodo formulato dal professore Vigorelli cambia il punto di vista e spinge a vedere l’io sano.
Disorientamento, difficoltà comunicative, reiterazioni sono solo alcuni dei comportamenti che si possono notare in una persona affetta da Alzheimer. I malati di demenza cambiano e lo fanno in fretta, dalla sera alla mattina, di giorno in giorno e addirittura anche all’interno di una conversazione. Può capitare, per esempio, che una persona si interrompa in mezzo a una frase senza più riuscire ad andare avanti, oppure può iniziare a gridare senza apparente motivo.
Ecco, è in questi contesti che si possono vedere l’io sano e l’io malato della persona che ci sta di fronte e di cui ci prendiamo cura. La definizione è del medico e psicoterapeuta Pietro Vigorelli, che ha sviluppato l’approccio capacitante. In queste situazioni, la maggior parte di noi si concentra e vede solo l’io malato che ci porta a pensare che il nostro caro ha urlato perché è malato di Alzheimer o che non riesce a parlare perché ha perso le capacità comunicative e non è in grado di esprimersi.
Riconoscere l’io sano e l’io malato con l’approccio capacitante
È vero, le persone affette da demenza cambiano, spesso non riescono a parlare, sono ripetitivi. E questo non cambia. Possiamo però cambiare noi, assumendo un altro punto di vista. Guardando cioè all’io sano della persona. Analizzando le situazioni dal punto di vista dell’approccio capacitante se una persona grida lo fa perché ha bisogno di attenzione: è un io sano che ha paura e che chiede aiuto. Anche le grida hanno valore comunicativo, dobbiamo imparare ad ascoltare e osservare per diventare loro alleati.
Quando una persona è disorientata nello spazio o nel tempo, per esempio, dobbiamo provare a vedere il suo io sano che racconta la sua vita passata e che nonostante la perdita di memoria mantiene le emozioni legate ai ricordi. Parlare di cose passate come fossero presenti è un’altra manifestazione dell’io sano.
Dobbiamo avere presente che abbiamo di fronte una persona malata, ma allo stesso tempo dobbiamo sforzarci di vedere e considerare la sua parte sana. Il riconoscimento dell’io sano deve iniziare subito, appena appena si manifestano i primi sintomi e i primi disturbi della memoria e deve poi accompagnare tutto il decorso della malattia.
L’approccio capacitante ha importanti ricadute nella prevenzione dei disturbi psicologici e comportamentali associati alla demenza e nella programmazione di interventi riabilitativi.
Parla male, ripetitiva, incomprensibili, ma non può cambiare: bisogna accettarlo. Conversare diventa difficile, impossibile. Loro non possono cambiare, ma noi sì. E le parole di un malato di demenza hanno sempre un significato.