
Al momento della “costruzione” del piano di trattamento terapeutico del nostro caro malato di Alzheimer, dobbiamo rivolgere domande al medico curante per avere risposte a tutti i nostri dubbi e per prendere decisioni e fare scelte consapevolmente.
Una volta che viene diagnosticato l’Alzheimer a un nostro parente o un nostro caro, sono tante le domande e le preoccupazioni che ci vengono. Questa malattia neurodegenerativa, infatti, ha un impatto forte non solo sul malato, ma anche sui caregiver, ossia su chi se ne prende cura ogni giorno. Molto spesso le persone sono impreparate quando arriva l’Alzheimer e in generale, nella nostra società, c’è poca conoscenza di questa malattia, ritenuta troppo spesso come semplice perdita di memoria. In realtà questo è solo uno dei tanti sintomi causati dalla malattia di Alzheimer.
Il nostro impegno con questa piattaforma è dare sostegno a chi presta assistenza a un malato di Alzheimer, ma anche per spezzare l’indifferenza intorno a questa malattia, in modo da creare maggiore consapevolezza nella nostra società e avere così più sostegno.
Ma per prestare assistenza nella giusta maniera, per aiutare davvero i nostri malati a vivere meglio e più serenamente, è fondamentale lavorare a stretto contatto con il proprio medico e gli altri membri del team di assistenza sanitaria (se per esempio il nostro caro è ricoverato in una RSA). Collaborare tutti insieme permette di studiare il miglior trattamento possibile perché si uniscono le competenze mediche alle nostre conoscenze della persona. Seppure ci siano molti sintomi comuni, ogni malato svilupperà la malattia attraverso disturbi di tipo diverso, specialmente quelli comportamentali.
Per garantire il meglio per il nostro malato è importante assicurarci di comprendere tutte le opzioni disponibili, i vantaggi e i rischi di ciascuna scelta man mano che la malattia evolve.
Alzheimer: la costruzione del piano di trattamento
Come sappiamo non esiste, a oggi, una cura in grado di guarire o fermare l’avanzamento dell’Alzheimer, ma esistono delle terapie che aiutano gestire alcuni sintomi e soprattutto a migliorare la qualità della vita del nostro malato. È importante sapere che non si tratta solo di terapie farmacologiche con farmaci; accanto a queste devono essere introdotte nella vita del nostro caro anche terapie non farmacologiche che consistono in attitudini, comportamenti o attività in grado di ridurre senso di smarrimento, angoscia e rabbia. Ma anche di facilitare la comunicazione con il malato.
Per costruire il piano di trattamento ecco le informazioni e gli elementi di cui il medico terrà conto:
- Età e salute generale
- Obiettivi di trattamento attuali
- Gravità dei sintomi e loro impatto sulla vita
- Situazione di vita e disponibilità di familiari e caregiver
- Storia di vita del malato
Alzheimer: le domande da rivolgere al tuo medico
Dopo la diagnosi, quando sarai con il medico per parlare del piano di trattamento è il momento di fare tutte le domande. Sia quelle per chiarire i tuoi dubbi, sia quelle specifiche sui trattamenti farmacologici previsti. Le seguenti domande sono alcuni suggerimenti: non affrontano tutte le esigenze di trattamento, ma le risposte ti aiuteranno a comprendere le opzioni possibili e a prendere decisioni più consapevoli.
Ecco alcune delle domande che puoi rivolgere al tuo medico subito dopo che viene diagnosticato l’Alzheimer a un tuo parente o caro:
- Quali sono le opzioni di trattamento possibili?
- Quali sintomi vengono presi di mira da ogni farmaco?
- Come verrà misurata l’efficacia di ogni trattamento?
- Quanto tempo passerà prima che si possa valutare l’efficacia del trattamento?
- Come verranno monitorati i possibili effetti collaterali dei farmaci?
- Quali possibili effetti collaterali dovremmo tenere sotto controllo a casa?
- In che situazioni dovremmo richiamarla?
- Un’opzione di trattamento ha più probabilità di un’altra di interferire con i farmaci per altre condizioni?
- Quali sono i rischi quando si interrompe un trattamento farmacologico e ne inizia un altro?
- In quale fase della malattia ritiene opportuno smettere di usare il farmaco?
Infine ricorda, come si diceva, che accanto alle terapie non farmacologiche, dovrai farti consigliare anche quelle non farmacologiche più adatte al tuo caro. In questo caso il tuo ruolo di caregiver sarà ancora più determinante perché la tua conoscenza della persona aiuterà a trovare più in fretta le terapie più adatte. Ma il parere di un medico è fondamentale per prendere qualsiasi decisione.