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Alzheimer e multisensorialità: tutti i benefici

By Novembre 5, 2021Alzheimer
Alzheimer e multisensorialità

Le terapie mutisensoriali sono quelle stimolazioni che colpiscono uno dei nostri cinque sensi, compresi gli organi che ci danno un senso di posizione e di equilibrio. La maggior parte è in grado di ridurre l’agitazione, l’ansia, l’aggressività, la depressione e di migliorare la qualità della vita delle persone con morbo di Alzheimer.

 

Se nelle Rsa sempre più spesso vengono create intere aree multisensoriali per stimolare, calmare e migliorare il benessere delle persone affette da Alzheimer, è invece molto difficile poterlo fare nelle nostre case. Possiamo però “giocare” con i 5 sensi, per attivare i nostri cari e aiutarli a trascorrere le loro giornate con minore stress. Un approccio di questo tipo viene definito multisensoriale perché si concentra sugli stimoli che possono – a seconda della necessità – calmare o attivare una persona affetta da demenza e con disturbi del comportamento.

Se pensiamo alla cucina, per esempio, che per noi Italiani rappresenta spesso il cuore della casa, possiamo facilmente creare delle situazioni o facilitare dei ricordi che possono istantaneamente calmare i nostri parenti. Basta, alle volte, il profumo di una torta appena sfornata o quello del caffè che sale dalla moka per risvegliare in una persona alcuni ricordi o per farle tornare alla mente delle belle sensazioni passate o semplicemente farla sentire a casa.

La multisensorialità è dunque un approccio che consente di comunicare in maniera profonda con le persone affette da demenza, specialmente con quei malati in cui le facoltà linguistiche e comunicative vengono meno. Quindi, ecco perché, facendo un altro esempio, una terapia sensoriale molto efficace è la musicoterapia (che va applicata sempre comunque tenendo conto della biografia della persona, i suoi gusti) e che può essere applicata all’aromaterapia. Ma multisensorialità può anche voler dire una camminata all’aria aperta quando è possibile, cercando di far entrare in contatto la persona malata con l’ambiente circostante, facendogli toccare le piante o annusare i fiori e così via…

Ma soprattutto, alla base di tutto deve esserci la volontà di mettersi un po’ da parte, dando spazio alla realtà che fa stare bene il nostro caro. Questo vuol dire, alle volte, trascurare il lato estetico delle nostre case e pensare invece in termini di flessibilità, per cui all’aggravarsi della malattia, anche l’ambiente può cambiare di conseguenza e “in fretta”. Vale sempre come suggerimento quello di scegliere e costruire un arredo “semplice“, qualsiasi questa cosa significhi a seconda della tipologia della casa e delle esigenze dei nostri malati. Perché, come abbiamo già ricordato altre volte, l’ambiente è la prima terapia non farmacologica che possiamo applicare quando ci prendiamo cura di una persona affetta da disturbi del comportamento.

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