
L’iterazione è la ripetizione di concetti o parole che si manifesta come tentativo di mantenere attiva una conversazione quando le capacità comunicative sono limitate.
L’iterazione è la ripetizione di concetti o di parole all’interno di una conversazione. È un tipico modo di fare delle persone affette dal morbo di Alzheimer. Negli ultimi stadi in particolare, le espressioni verbali dei malati possono essere ridotte a qualche stereotipia o qualche parola o non-parola isolata che il malato può ripetere instancabilmente. A volte il malato bisbiglia solo logoclonie (rapide iterazioni di una o due sillabe, ad es. “cie…cie…cie…cie…cie…cie…cie”) oppure associazioni i suoni (clang associations, cioé ripetizioni della stessa consonante in posizione iniziale e assonanze, come ad esempio “ghi…ga…ghi…ga…ghi”).
L’iterazione è un indicatore linguistico di coerenza e serve quasi sempre per mantenere attiva e viva la conversazione pur avendo perso le capacità conversazionali. Non essendo in grado di formulare frasi di senso compiuto o pertinenti a quello che è stato appena detto dall’interlocutore, la persona malata di Alzheimer utilizza questo tipo di materiale linguistico. Sta a noi che ascoltiamo imparare a comprendere questi contenuti importanti per i nostri cari, perché fanno parte del suo mondo cognitivo e hanno un valore comunicativo elevato.
In generale la memoria e l’attenzione sono determinanti nella comunicazione, dal momento che consentono di attivare le informazioni utili e pertinenti relativamente al contesto della conversazione. Ma proprio la memoria e l’attenzione sono le prime funzioni cognitive a essere intaccate dall’Alzheimer. E l’iterazione viene sfruttata dal malato di Alzheimer proprio per mantenere viva la capacità comunicativa, ripetendo concetti e parole per lui importanti. Sta a noi, che lo ascoltiamo, imparare a riconoscerne il valore e il significato.
In generale quando si comunica con una persona malata di Alzheimer bisogna seguire queste “regole”:
- scegliere un ambiente ben illuminato e segnalare il proprio arrivo, muoversi adagio e mettersi alla stessa altezza del malato e non troppo lontani;
- evitare di avere rumori di sottofondo o improvvisi, scegliendo un ambiente tranquillo, privo di confusione, così da facilitare la concentrazione;
- visto che il malato ha difficoltà a svolgere le attività, è bene dedicarsi a ognuna di esse una alla volta. E anche noi, parlando, non dovremmo dedicarci ad altro;
- rispettare il bisogno di silenzio del malato e aspettare che dimostri voglia ad avere uno scambio o una conversazione.
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