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Alzheimer e disturbi dell’alimentazione

By Settembre 13, 2019Alzheimer
disturbi dell’alimentazione

Tra le persone malate di Alzheimer sono molto diffusi i disturbi alimentari, sono uno dei sintomi più evidenti. Quali sono e come gestirli? Una piccola guida per riconoscerli e affrontarli nel modo migliore possibile

 

Tra i malati di Alzheimer sono molto diffusi i disturbi dell’alimentazione che possono trasformarsi anche in comportamenti inappropriati. Quelli più frequenti sono:

  • la riduzione dell’appetito;
  • l’iperofagia – aumento della sensazione di fame;
  • l’iperoralità – tendenza a mangiare ciò che non è cibo, come pietre, erba, carta…

Per ogni comportamento è necessario reagire nel modo giusto, per correggere il comportamento e aiutare la persona ad alimentarsi in maniera corretta.

Alzheimer e disturbi alimentari: quali sono?

Iperofagia – aumento della sensazione di fame

In genere questo disturbo compare nelle fasi intermedia e avanzata della malattia e talvolta la loro comparsa è del tutto imprevedibile e improvvisa e potrebbe essere collegata in qualche maniera alla presenza di malattie organiche o all’assunzione di alcuni farmaci. Altre volte l’aumento dell’appetito è conseguente a un numero eccessivo di stimoli rispetto alle capacità di attenzione al malato e che possono peggiorare anche i comportamenti alimentari.

In questo caso, se il malato vi chiede cibo, la soluzione non è negarglielo. Scegliete, invece, cibi leggeri, come una caramella, della frutta o dei biscotti integrali. Soprattutto è importante frazionare i pasti, facendogli fare tanti spuntini durante il giorno. 

Se il malato ha appena mangiato, possiamo cercare di distrarlo, proponendogli qualche attività che lo tenga impegnato e distogliendo l’attenzione dal cibo.

Riduzione dell’appetito

Molti anziani che soffrono di forme di demenza, tra i tanti sintomi che manifestano, perdono l’appetito. Un modo per convincerli a mangiare è far scegliere loro l’alimento che preferiscono tra due o tre.

È importante anche non essere rigidi e prepararsi a far mangiare la persona cara più volte al giorno e in orari che non coincidono con quelli dei pasti, anche di notte se vediamo che in quel momento accetta il cibo più facilmente.

Infine, se il malato rifiuta il cibo, controllate che in bocca non ci siano infezioni o problemi ai denti (o alla dentiera) che potrebbero causare l’apparente inappetenza. 

Se il rifiuto del cibo perdura per più giorni è necessario chiedere il parere di un medico che può per esempio prescrivere integratori alimentari o suggerire altre modalità di nutrizione artificiale. 

Nelle fasi avanzate della malattia può diventare utile, per facilitare l’alimentazione, usare il biberon per aiutare la deglutizione o tritare il cibo solido per aiutarlo nella masticazione. Questo accorgimento può essere adottato anche nella fase iniziale e intermedia della malattia per permettere alla persona malata di mangiare da solo, mantenendo una sua autonomia.

Iperoralità 

Per evitare che il malato porti alla bocca tutto quello che trova in giro, la cosa migliore da fare è verificare che nell’ambiente non ci siano oggetti in giro. Ma anche se dovessero accadere episodi, l’importante è restare calmi: provate a cercare di spiegare che quello che vorrebbero mangiare non fa bene alla salute, cercate di distrarlo proponendo una merenda alternativa.

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